C’era una volta un meraviglioso giardino e il
Signore di questo giardino lo visitava ogni giorno. C'era in questo giardino un
bambù di aspetto nobile che il Signore amava più di tutte le altre piante. Un
bel giorno il Signore si avvicinò al bambù che, in grande venerazione, chinò la
sua testa. Il Signore gli disse: "Caro bambù, ho bisogno di te".
Sembrò al bambù che fosse giunto il giorno per cui era nato e
con grande gioia esclamò:
"O Signore, sono pronto; fà di me l'uso che vuoi". "Bambù", la voce del Signore continuò, per usarti devo
abbatterti". Il bambù spaventato replicò: "Abbattermi, Signore, io
che sono il più bell’ albero del tuo giardino? Oh no, fa uso di me per la tua
gioia, Signore, ma per favore, non abbattermi".
"Mio caro bambù", soggiunse il Signore, se non posso
abbatterti, non posso usarti".
Nel giardino ci fu un gran silenzio. Il vento non soffiava più e
gli uccelli non cantavano più. Lentamente il bambù calò la testa e sussurrò:
"Signore, se non puoi usarmi senza abbattermi, fa di me quello che vuoi,
abbattimi".
"Mio caro bambù", continuò il Signore, "non solo
devo abbatterti, ma anche tagliarti le foglie e i rami". "Oh Signore,
si lamentò il bambù, non farmi questo. Lasciami almeno le
foglie e i rami". "Se non posso tagliarti, non posso
usarti", replicò il Signore.
Allora il sole si nascose e gli uccelli volarono via. Il bambù
tremò e disse, appena udibile: "Signore, tagliali". "Mio caro
bambù - proseguì il Signore - devo farti ancora di più. Devo spaccarti in due e
strapparti il cuore. Se non posso fare questo, non posso usarti".
Il bambù
restò in silenzio e si chinò a terra.
Così il Signore del giardino abbatté il bambù, ne tagliò i rami, lo spogliò
delle foglie, lo spaccò in due e ne estirpò il cuore. Poi portò il bambù alla
fonte di acqua fresca vicino ai campi inariditi. Là dispose il bambù a terra e un estremità del tronco la
collegò alla fonte e l'altra la diresse verso il campo arido.
La fonte dava
l'acqua e l'acqua si riversava sul campo assetato. Poi fu piantato il riso: la
semenza crebbe e venne il tempo della raccolta. Così il bambù, attraverso la
sua povertà e umiltà, divenne realmente una grande benedizione. Quando era
ancora grande e bello, viveva solo per se stesso e amava la propria bellezza.
Al contrario, nel suo stato di povertà e fragilità, era diventato un canale di
cui il Signore si serviva per rendere
fecondo il suo
regno. (Tratto dal libro “Far bene il bene” di Arnaldo Pangrazzi)
"Come la cerva anela ai corsi d'acqua,
così l'anima mia anela a te, o Dio."
(Salmo 42,2)
Signore aiutaci ad essere sempre umili, devoti, obbedienti alla Tua parola.
Un caro saluto