Un
sabato Gesù entrò nella sinagoga e si mise a insegnare. C’era là un uomo che
aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per
vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Gesù
conosceva i loro pensieri e disse all’uomo che aveva la mano paralizzata:
«Àlzati e mettiti qui in mezzo!». Si alzò e si mise in mezzo. Poi Gesù disse
loro: «Domando a voi: in giorno di sabato, è lecito fare del bene o fare del
male, salvare una vita o sopprimerla?». E guardandoli tutti intorno, disse
all’uomo: «Tendi la tua mano!». Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi,
fuori di sé dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che
avrebbero potuto fare a Gesù. (Lc 6,6-11)
La
lettera di san Paolo ai Corinzi, prima lettura della liturgia di oggi, parla
del giudizio, non nel nel senso di parlare male, ma giudizio inteso come giusta
valutazione. Questo appunto l’invito: guardare le
circostanze con gli occhi del Signore, giudicare ossia discernere ciò che è
buono e ciò che non lo è.
San
Paolo condanna duramente un comportamento così grave da essere dannoso per
tutta la comunità, si tratta di un incesto.
Ma se riflettiamo, molti sono i comportamenti che fanno male alla
comunità, ossia alle persone che condividono con noi dei momenti della vita. Possono
essere la comunità parrocchiale, la comunità della famiglia, o altre realtà
come la nostra, comunità di persone che vivono insieme, che hanno deciso di
passare del tempo insieme.
E
in tutte queste forme di unione se qualcuno assume un comportamento sbagliato e
non viene reso manifesto l’errore, si dà vita ad un cattivo esempio anche per gli
altri, per questo motivo che Paolo chiede all’uomo in difetto di allontanarsi
dalla comunità. Ma, allora ci si chiede: come
si coniuga la richiesta di Paolo, con ciò che riporta la lettura breve delle lodi, nella quale si
invita ad essere misericordiosi, a giudicare secondo una legge di libertà, cioè
la misericordia, per non essere giudicati noi stessi?
La
misericordia non sta nello scusare un comportamento sbagliato, ma sta nel
riconoscerlo, nel comprendere o far comprendere che è un comportamento errato,
ma continuare ad amare senza giudicare. Questa è misericordia, è andare oltre
nell’amore, senza rabbia, senza odio, perché provare ira, che è un vizio
capitali, si agisce contro Dio.
Ciò
non significa che tutto sia lecito, i comportamenti errati vanno chiariti,
vanno sanati al punto che, come dice san Paolo: “venga consegnato a Satana a
rovina della carne”. Cioè: colui che ha errato venga allontanato affinchè si
ravveda nel comprendere cosa significa essere di Satana, vivere il tormento, il
dolore di essere lontano dal Signore, senza mai smettere di amarlo, di
aiutarlo. “Fate tutto per la salvezza dell’anima”. A volte anche le giuste
azioni arrecano dolore perché, rimproverare e far comprendere alle persone che
si amano porta un grande dolore unito magari al timore che si allontanino, o di
doverli allontanare.
Gesù,
oggi nel Vangelo ci insegna a non avere paura di aiutare, di dire la verità
anche se nel fare questo, potremmo essere giudicati. Gesù si trova, nel giorno
di sabato, davanti ad un uomo che ha la mano paralizzata e non preclude la
guarigione per fare bella figura davanti agli scribi e ai farisei, sempre pronti
a metterlo alla prova – vediamo cosa fa, vediamo come si comporta, vediamo se
va contro la legge di Dio -che per loro era il divieto assoluto di poter fare
qualunque cosa nel giorno di sabato, ma Gesù, per nulla intimorito, conosce il
vero volere di Dio e ribalta la situazione interrogandoli: “domando a voi: in
giorno di sabato è lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o
sopprimerla?”
Conosciamo
le regole che governano il mondo e l’amore va contro queste regole, perché è un
mondo pieno di egoismo, di individualismo, di indifferenza, basato su concetti
che allontanano gli uomini tra di loro, non li uniscono. E colui che si muove
in direzione contraria a questo, viene giudicato con malizia e sospetto perché appare
impossibile che lo faccia solo per amore, poiché appartenente a questo mondo, è
scontato che sia spinto da occulti interessi personali.
L’amore
scandalizza ancora. Compiere atti generosi che aiutano le persone, azioni che
non rientrano negli schemi di questo mondo né tantomeno si sottomettono alle regole
che uomini hanno imposto anche riguardo a Dio (abbiamo visto come gli scribi e
i farisei giudicano il Signore Gesù Cristo attraverso una legge che loro
considerano di Dio) suscita scalpore, si sono dimenticati che Dio è amore. Oggi
come allora.
Ancora
oggi, come allora, vi sono persone che per difendere interessi personali, mal utilizzando
la legge di Dio condannano chi vuole aiutare, chi si impegna ad amare il
prossimo, chi dedica la propria vita per il bene e la salvezza dei fratelli.
Chiediamo
al Signore di aiutarci a vivere sempre nella verità, nonostante le difficoltà, anche rischiando di essere giudicati appartenenti al male anziché a Dio, come è accaduto a Gesù, ai suoi Apostoli e a molti santi. Dobbiamo capire che ogni cosa che facciamo nell’amore è per il
Signore e anche se giungeranno giudizi e attacchi, sappiamo da chi sono
guidati. Non smettiamo mai di amare, non smettiamo mai di fare del bene perché
questa è la salvezza della nostra anima e l’invito alla salvezza di tante altre
anime.
Vi
abbraccio