Ascolta, o Dio, il mio grido,
sii attento alla mia preghiera.
Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore è angosciato,
guidami su rupe inaccessibile.
Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
(Salmo 60,2-4)
sii attento alla mia preghiera.
Dai confini della terra io t'invoco;
mentre il mio cuore è angosciato,
guidami su rupe inaccessibile.
Tu sei per me rifugio,
torre salda davanti all'avversario.
(Salmo 60,2-4)
Dal «Commento sui salmi» di sant’Agostino, vescovo
«Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera» (Sal 60, 1). Chi è colui che parla? Sembrerebbe una persona sola. Ma osserva bene se si tratta davvero di una persona sola. Dice infatti: «Dai confini della terra io t’invoco; mentre il mio cuore è angosciato» (Sal 60, 2).
Dunque non si tratta già di un solo individuo: ma, in tanto sembra uno, in quanto uno solo è Cristo, di cui noi tutti siamo membra. Una persona sola, infatti, come potrebbe gridare dai confini della terra? Dai confini della terra non grida se non quella eredità, di cui fu detto al Figlio stesso: «Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra» (Sal 2, 8).
Dunque, è questo possesso di Cristo, quest’eredità di Cristo, questo corpo di Cristo, quest’unica Chiesa di Cristo, quest’unità, che noi tutti formiamo e siamo, che grida dai confini della terra.
E che cosa grida? Quanto ho detto sopra: «Ascolta, o Dio, il mio grido, sii attento alla mia preghiera; dai confini della terra io t’invoco». Cioè, quanto ho gridato a te, l’ho gridato dai confini della terra: ossia da ogni luogo.
Ma, perché ho gridato questo? Perché il mio cuore è in
angoscia. Mostra di trovarsi fra tutte le genti, su tutta la terra non in
grande gloria, ma in mezzo a grandi prove.
Infatti la nostra vita in questo pellegrinaggio non può
essere esente da prove e il nostro progresso si compie attraverso la
tentazione. Nessuno può conoscere se stesso, se non è tentato, né può essere
coronato senza aver vinto, né può vincere senza combattere; ma il combattimento
suppone un nemico, una prova.
Pertanto si trova in angoscia colui che grida dai confini
della terra, ma tuttavia non viene abbandonato. Poiché il Signore volle
prefigurare noi, che siamo il suo corpo mistico, nelle vicende del suo corpo
reale, nel quale egli morì, risuscitò e salì al cielo. In tal modo anche le
membra possono sperare di giungere là dove il Capo le ha precedute.
Dunque egli ci ha come trasfigurati in sé, quando volle
essere tentato da Satana. Leggevamo ora nel vangelo che il Signore Gesù era
tentato dal diavolo nel deserto. Precisamente Cristo fu tentato dal diavolo, ma
in Cristo eri tentato anche tu. Perché Cristo prese da te la sua carne, ma da
sé la tua salvezza, da te la morte, da sé la tua vita, da te l’umiliazione, da
sé la tua gloria, dunque prese da te la sua tentazione, da sé la tua vittoria.
Se siamo stati tentati in lui, sarà proprio in lui che
vinceremo il diavolo. Tu fermi la tua attenzione al fatto che Cristo fu
tentato; perché non consideri che egli ha anche vinto? Fosti tu ad essere
tentato in lui, ma riconosci anche che in lui tu sei vincitore. Egli avrebbe potuto
tener lontano da sé il diavolo; ma, se non si fosse lasciato tentare, non ti
avrebbe insegnato a vincere, quando sei tentato.
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La
vita è un cammino pieno di prove, inganni e di tentazioni. Ma se Dio ha
permesso che Gesù fosse tentato da Satana, significa che anche noi possiamo
essere indotti in tentazione e che anche noi possiamo vincere come ha fatto
Gesù. Ed è attraverso le prove della vita che noi misuriamo noi stessi e,
seguendo il Suo esempio, possiamo diventare sempre più forti ed equilibrati.
Franca