Santa Monica e sant'Agostino |
In
quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un
uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi
beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità
di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a
impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti
due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento,
andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo
molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con
loro. Si presentò colui che aveva
ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai
consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo
buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò
potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi
colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due
talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli
disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che
aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che
mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e
sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il
padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato
e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai
banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse.
Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a
chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto
anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà
pianto e stridore di denti”». (Mt. 25,14-30)
Questa
mattina ricordiamo santa Monica, madre di sant’Agostino una donna pia, santa
che ha pregato tanto e pianto molto affinché suo figlio Agostino si convertisse
al Cristo, comprendesse la bellezza di seguire i Suoi insegnamenti, di vivere
dedicando i propri talenti, i propri doni per il bene comune, per il bene del
Regno dei cieli, ed è bello che questa mattina la liturgia ci proponga proprio il
Vangelo dei talenti.
Tutti
lo conosciamo, a un servo vengono dati cinque talenti, a un altro due talenti e
a uno un talento. I servi a cui vengono lasciati cinque e due talenti, cercano
di farne qualcosa di buono, mentre a quello a cui è stato dato un solo talento,
per paura del padrone che “miete dove non ha seminato e raccoglie dove non ha
sparso”, lo nasconde, lo sotterra, ed il padrone una volta tornato lo chiama
servo malvagio e pigro.
Anche
nella lettura breve delle Lodi, San Paolo nella lettera ai Romani, ci invita: “ad
offrire i nostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio” e
prosegue: “non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi
rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è
buono, a lui gradito e perfetto”.
E’
solo con questo comportamento che noi possiamo usare bene i nostri talenti, non
conformandoci alla mentalità di questo secolo, non seguendo la mentalità del
mondo, ma cercando di mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù. Seguirlo è
il mezzo per mantenere il passo, è camminare sulla retta via, è discernere la
volontà di Dio nella comprensione di ciò che è buono, a Lui gradito e perfetto.
Questo
insieme, cioè riconoscere i nostri talenti, impregnati nell’amore di Dio
possiamo davvero raccogliere molto frutto, possiamo trarne profitto e far
guadagnare il nostro padrone. Ma cos’è che guadagniamo? Guadagniamo la salvezza
della nostra anima e la gioia per aver indicato la via di Cristo ad altri
fratelli; questo è quello che guadagniamo.
Anche
le invocazioni delle lodi di questa mattina sono bellissime:
“Signore
Gesù, che hai perdonato molto alla donna peccatrice perché aveva molto amato, perdona
i nostri debiti”.
Ma
noi, li riconosciamo i nostri debiti? Riconosciamo i nostri peccati? Cerchiamo
di sanare i nostri peccati con l’amore, l’amore che è la carità, la
delicatezza, il rispetto e l’umiltà o continuiamo con i nostri peccati senza
mettere carità nella nostra vita, nelle nostre parole, nei nostri
atteggiamenti? Come possiamo far sì che il Signore si dimentichi dei nostri
peccati se non ci muoviamo con amore?
La
seconda preghiera recita:
“Signore
Gesù, che nei tuoi viaggi apostolici fosti seguito dalle sante donne e aiutato
dal loro umile servizio, concedi a noi di seguire la via della carità”.
La
via della carità si, ma nell’umile servizio, non nel vantarsi di essere bravi,
non nel dire agli altri: “non capisci
niente, io sono più bravo, io ne so più di te”. Ma “umile servizio”.
La
terza:
“Signore
Gesù, ascoltato come un maestro da Maria e servito da Marta, rendici attenti
alla tua parola e generosi nella carità”.
E’
necessario unire l’ascolto della Parola alla generosità ossia la gratuità nella
carità. Noi possiamo vivere la generosità nella gratuità, nell’amore, nell’attenzione
ai bisogni degli altri solo se siamo attenti alla Parola che non deve essere ascoltata
solo dalle orecchie, ma entrare nel cuore, nella vita, nelle nostre mani, nelle
nostre parole.
Ed
infine:
“Signore
Gesù, che chiami fratello, sorella e madre quanti compiono la tua volontà, fa'
che aderiamo sempre ai tuoi desideri nelle parole e nelle opere”.
Sia
fatta la Tua volontà, sia fatta sempre la Tua volontà Signore, le parole che
escono dalla nostra bocca quando ci rivolgiamo all’altro, siano sempre secondo
la Tua volontà e, anche nelle nostre azioni, nelle nostre opere, Signore, si
veda la Tua volontà.
Aiutaci
ad essere come santa Monica, nel condurre una vita pia, giusta, nel Tuo amore,
nell’amore per i fratelli e a pregare per loro, per la loro conversione, come
santa Monica ha fatto per tanti anni per il figlio Agostino.
Sia
lodato Gesù Cristo.