In quel tempo, Gesù
disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le
vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi
si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi,
anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la
porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla
perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e
angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». (Matteo
7,612-14)
Continua il discorso
della montagna, con insegnamenti che ci infastidiscono un po’, cosa vorrà dire
con queste parole Gesù? “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre
perle davanti ai porci”. Se Gesù ci insegna a essere misericordiosi, ad amare i
nostri nemici, perché usa queste parole? Prosegue “…perché non le calpestino
con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”.
Noi, vorremmo far
partecipe della nostra gioia dell’incontro con Cristo, ogni persona che conosciamo,
ma non sempre questo è possibile; esiste però un mezzo, l’esempio di vita:
questo non infastidisce mai. Se noi diciamo a una persona: “sai, devi vivere con gli insegnamenti di
Gesù, devi fare questo, devi fare quest’altro”, la persona che non è pronta
come reagisce? Ci calpesta con le “zampe e ci sbrana”, cioè, ci toglie delle
cose che sono nostre, come a portarci via dei pezzi della nostra vita, della
nostra stessa carne, ossia la vita in Cristo, e quindi dice menzogne e giudica.
Ma l’esempio, quello che sta nell’amore, nella carità che non fa male a
nessuno, non infastidisce. Nessuno combatte la gentilezza, l’amore, l’attenzione, l’accoglienza, tutt’al più
provoca chiusura perché non la si conosce, ma non la si combatte.
Gesù continua,
pronunciando quella che viene definita la regola d’oro: “Tutto quanto volete
che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”. Cos’è che vogliamo che
gli altri facciano a noi? Desideriamo essere giudicati? Trattati con arroganza
o superbia? Vorremmo che gli altri ci raccontassero menzogne? Appunto, Gesù ci dice:” quello che tu vuoi sia
fatto a te, tu, fallo agli altri”. Cos’è che io desidero ? Voglio rispetto,
affetto, voglio accoglienza? E io, cosa dono agli altri, come mi comporto? Desidero
essere capito nelle mie difficoltà? Ma io capisco gli altri nelle loro? Almeno
cerco di impegnarmi? E Gesù prosegue: “questa infatti è la Legge e i profeti”: è
la Legge di Cristo, dell’amore, che invita a comportarci con il nostro prossimo
come vorremmo fosse fatto a noi, è così semplice! Probabilmente il metterlo in
pratica, un po’ meno, lo insegniamo anche ai bambini quando diciamo loro : “tu
gli dai una caramella, lui, ti fa giocare con il suo giochino…” ossia, fai
qualcosa di buono per ricevere qualcosa di buono. Perché è così difficile se questa è la legge della vita? Dovrebbe…
essere la cosa più naturale per noi.
Gesù prosegue e dice:
“entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che
conduce alla perdizione e molti sono quelli che vi entrano”. La porta stretta,
cosa intende Gesù? Forse che ci vuole piegati, curvati, tristi su una via
angusta? No. Noi abbiamo due porte davanti, una grande e una piccolina,
possiamo entrare in quella grande con tutto il nostro bagaglio: l’attaccamento
alle cose materiali, ai sentimenti negativi quali la gelosia, l’invidia, la superbia, ma fatti tre
passi, tutto si stringe e ci si blocca lì, in un corridoio buio e angusto,
perché è questo ciò che accade. Quando noi camminiamo con tutto questo carico e
siamo fieri di provare sentimenti negativi : “…sai io sono orgoglioso. L’invidia? Una sana invidia fa bene perché
mette in moto…”, non facciamo altro che prenderci in giro e ci
costringiamo, cioè stringiamo il nostro cuore nel buio e nella tristezza.
Al contrario, Gesù ci
indica una porta stretta che obbliga a lasciare fuori tutto ciò che ci
impedisce il passaggio, siamo quindi costretti a spogliarci, dalla superbia,
dall’invidia, una zavorra che va lasciata lì, prima dell’ingresso, altrimenti
non transitiamo. Appena varcata la soglia della porta stretta, fatti due passi,
due passi di questo sacrificio, di una rinuncia che però porta alla vita, scopriamo
la luce, il cielo, la gioia, tutto ciò che di meraviglioso possiamo sperare e
pensare perché quella porticina conduce alla vita vera. Se il chicco di grano
non muore non porta frutto. Impegniamoci a far morire tutto quel “di più” che portiamo
addosso, quei vestiti che ci siamo messi giorno dopo giorno nella nostra vita e
che intralciano il percorso, spogliamoci e ritorniamo come ci ha voluto Dio,
Lui ci ha creato amore e amore dobbiamo essere.
Gesù
aiutaci a essere amore, perché è questo che ci chiedi: essere esempio d’amore, fare agli altri ciò che noi desideriamo per
noi stessi, entrare nella porta dell’amore, quella porta che ci fa lasciare
indietro tutti i nostri egoismi.
Grazie,
Signore!
Un caro abbraccio