“Gesù entrò di nuovo a Cafàrnao,
dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone che
non vi era più posto neanche davanti alla porta; ed egli annunciava loro la
Parola. Si recarono da lui portando un paralitico, sorretto da quattro persone.
Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il
tetto nel punto dove egli si trovava e, fatta un’apertura, calarono la barella
su cui era adagiato il paralitico. Gesù, vedendo la loro fede, disse al
paralitico: «Figlio, ti sono perdonati i peccati». Erano seduti là alcuni
scribi e pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può
perdonare i peccati, se non Dio solo?». E subito Gesù, conoscendo nel suo
spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate queste cose nel
vostro cuore? Che cosa è più facile: dire al paralitico “Ti sono perdonati i
peccati”, oppure dire “Àlzati, prendi la tua barella e cammina”? Ora, perché
sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla
terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a
casa tua». Quello si alzò e subito prese la sua barella, sotto gli occhi di
tutti se ne andò, e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non
abbiamo mai visto nulla di simile!».”
(Mc. 2,1-12)
La riflessione che segue è tratta dal
libro: “Terapia delle malattie spirituali” di Jean Claude Larchet, ed. San
Paolo
“Essendo la preghiera il
principio dell’acquisto di ogni grazia, essa è anche il principio della
guarigione dell’uomo malato e del suo ritorno ad esser sano. Per mezzo della
preghiera, l’uomo si rivolge a Cristo-Medico per ottenere da lui la guarigione
dei suoi mali. Solo in Dio egli può trovare il soccorso e l’aiuto di cui egli
ha bisogno nella malattia. “Sappiamo bene, scrive san Barsanufio, che quelli
che sono malati hanno sempre bisogno del medico e dei suoi rimedi (…). Per questo
il profeta scriveva: “Tu sei stato un rifugio per noi di generazione in
generazione” (Sal. 90(89),1). E se egli è il nostro rifugio, ricordiamoci che
egli ha detto: “Nel giorno dell’angustia chiamami e io ti libererò, ma tu poi
dovrai onorarmi” (Sal, 50(49),15)”. San Giovanni Crisostomo osserva che il
tempo della preghiera è quello in cui possiamo “mostrare le nostre preghiere al
Medico e ottenerne la completa guarigione”. Per questo così si rivolge a coloro
che sono resi ammalati dal peccato: “Non cercare rifugio negli uomini, non
guardare a un soccorso perituro; ma lasciando da parte questo, corri con il
pensiero al medico delle anime. L’unico che può dare rimedio alle ferite del
tuo cuore è Colui che ha fatto ciascuno di noi e che conosce tutte le nostre
opere. Basta gridare dal fondo del cuore verso di lui e offrirgli le nostre
lacrime”. Quanto a san Giovanni Climaco egli raccomanda a colui che prega di
prendere come modello dell’atteggiamento da adottare, “il modo in cui i malati,
che stanno per essere amputati o cauterizzati, implorano il chirurgo”.
In risposta alla sua preghiera, l’uomo
riceve dal Cristo le cure adatte al suo
stato ed ottenere la guarigione dalle proprie malattie. Non sorprende, allora,
che i Padri la considerino un rimedio particolarmente potente. “La preghiera è
un rimedio”, scrive san Giovanni Crisostomo, che aggiunge: “La preghiera è un
medicamento di salvezza”, “e qui la nostra salvezza, il medicamento delle
nostre anime e il rimedio ai mali che vi si sviluppano”; “la potenza della
preghiera (…) guarisce le malattie”. Quanto a sant’Isacco il Siro, egli osserva
che “la preghiera è l’aiuto alla malattia più grave”. E san Giovanni Climaco in
una prosopopea, fa dire alla preghiera: “Venite a me (…) e troverete la
guarigione delle vostre ferite”. Quanto all’immenso potere della preghiera, san
Giovanni Crisostomo non cessa di sottolineare: “Grande è il potere della
preghiera”; “nulla, vi dico, nulla è più potente della preghiera ardente e
pura; perché essa sola può liberarci dai mali presenti”; “ricorriamo
costantemente a Dio, chiediamogli ogni cosa, perché nulla vale più della
preghiera; essa rende possibile l’impossibile, facile ciò che è difficile,
piano ciò che è irto di ostacoli”. Poiché senza la preghiera nulla è possibile
(“perché senza di me non potete fare nulla” dice il Cristo – Gv. 15,5), per
mezzo di essa tutto è possibile all’uomo, perché questa gli permette di
invocare “Colui che per la forza che opera in noi, ha potere di fare molto di
più di quanto chiediamo e immaginiamo” (Ef. 3,20).
Proprio perché il peccato e le
passioni costituiscono la radice e le forme di tutte le malattie, è chiedendo
perdono e purificandosi che l’uomo deve in primo luogo pregare Dio. Origene
osserva che ogni preghiera “ci si deve accusare a Dio dei propri peccati, con
un pentimento amaro, chiedendogli la guarigione dall’inclinazione che ci
trascina al male e il perdono delle colpe passate”. Allora la potenza
terapeutica della preghiera si manifesta in primissimo luogo nella guarigione
dei peccati.
“La preghiera, scrive san
Giovanni Crisostomo, è un antidoto contro il peccato, un rimedio alle colpe
commesse”. E altrove insegna: “noi riceviamo tutti i giorni numerose ferite; a
tutte queste ferite applichiamo i rimedi che sono loro propri, la preghiera. Difatti
Dio, se lo preghiamo con spirito vigile, con animo infiammato, con cuore
ardente, può concederci il perdono, la remissione delle nostre colpe”. La
preghiera, osserva da parte sua san Giovanni Climaco, è “un rimedio sovrani per
i peccati più gravi”. E san Nicola Cabasillas scrive: “Invochiamo il nome del
Dio di bontà con voce viva, con desiderio e col pensiero, al fine di applicare
a tutto ciò per cui abbiamo peccato l’unico rimedio salutare”. L’Apostolo san
Giovanni infatti insegna: “Vi sono rimessi i peccati nel suo Nome” (1Gv. 2,12).
Più profondamente, la preghiera guarisce l’uomo dalle passioni, che sono le sue
malattie, le estirpa completamente dal suo essere e le annienta fin nei loro
effetti………..
Liberato da ogni agitazione, lo
spirito conosce la pace e la comunica, quando è unito al cuore, a tutta l’anima
e al corpo stesso. Non si tratta, tuttavia, della pace secondo la carne,
accompagnata da vanità e orgoglio, che sopraggiunge quando i demoni smettono di
combattere l’anima perché essa compie la loro volontà, bensì dalla pace che
viene dallo Spirito e che è accompagnata dall’umiltà e dalla penitenza.”