IL DONO DEL TIMOR DI DIO
Che vergogna, papà!
La tua capacità nell’uso del
telecomando ti rassicurava. Di quel film avevi sentito parlare molto tra i
colleghi di lavoro, avevi persino letto la recensione sul giornale che ne descriveva
la volgarità in modo da renderla desiderabile.
Ti sei accertato che la
stanchezza, gli impegni di studio, l’incontro con gli amici fuori casa
svuotassero il salotto. Poi ti sei accomodato curioso a seguire il racconto
confuso di improbabili amori. Forse eri troppo incuriosito o troppo stanco per
accorgerti dell’imprevisto ricomparire della tua figlia più grande nel momento
meno opportuno. Neppure tu credi che la tua ironia sulle “stupidate che fanno
vedere” sia stata sufficiente a nascondere il tuo imbarazzo e a dissolvere lo
sconcerto e lo scandalo che hai letto sul suo volto di adolescente.
Ora quella scena ti ritorna in
mente e ancora arrossisci di vergogna: cerchi di immaginarti che idea si farà
la ragazza di suo padre e non riesci a perdonarti.
Eppure ho ragione io
Come nasce un litigio? Credo che
per un po’ si accumuli il risentimento: c’è stata quella parola offensiva che
non hai digerito, hai letto in quello sguardo l’invidia per ciò che sei
riuscito a fare, hai interpretato quel modo maldestro di parcheggiare la
macchina come un dispetto voluto per esasperarti. Ti sei sorpreso a
fantasticare sul “modo di fargliela pagare”.
Poi un giorno per una sciocchezza
che hai perdonato tante volte ad altri ti sei arrabbiato davvero e hai detto:
“adesso basta!. Sono volate parole offensive, è uscito fuori un elenco
impressionante di sgarbi, ingiustizie, torti, colpevoli trascuratezze. Il risultato
è che da allora non sei più riuscito a parlare con il tuo vicino, ogni incontro
casuale è stato solo occasione per un imbarazzato volgere altrove lo sguardo. A
furia di pensarci ti sei convinto ancor più che tu hai solo ragione e lui solo
torto.
Ma da dove viene quel disagio che
non ti lascia mai del tutto tranquillo, quando ti accosti all’Eucaristia?
Perché sei così complicato nel distinguere tra rancore, risentimento, “non aver
niente contro” per giustificarti di fronte alla pagina del Vangelo che dice: “va’ prima a riconciliarti con il tuo
fratello e poi torna a offrire il tuo dono”?
L’altro giorno il tuo vicino è
stato ricoverato in ospedale e dicono che le cose non vadano affatto bene. E
ora che farai?
PREGHIERA E RIFLESSIONE
Invoco con voi e per voi lo Spirito Santo, perché effonda il dono del
santo timor di Dio.
“il timor di Dio è l’atteggiamento che ci fa vivere costantemente sotto
lo sguardo del Signore, preoccupati di piacere a Lui piuttosto che agli uomini.
Dio che ti guarda è si il Dio giudice, ma questa espressione va ben capita,
perché non ha nulla a che vedere con una sorta di occhio maligno o severo
puntato su di te solo per coglierti in fallo: si tratta del Dio Padre che ti
conosce e ti ama come nessun altro e vuole il vero bene. Agire come a Lui piace
è allora il bene più grande, la consolazione più profonda, anche quando sul
momento dovesse costarti. Il timor di Dio è un timore filiale, reverente,
affettuoso, che teme soprattutto di dispiacere al cuore del Padre” (tre racconti dello Spirito, 48-49).
Il timore di Dio non è la paura
che paralizza, ma lo sguardo amico che incoraggia e rassicura: “questa cosa è
giusta e tu puoi farla”. È una presenza amica che ti salva dalla confusione che
rende desiderabile il male e cerca di giustificarlo: se nessuno lo viene a
sapere che male c’è?
Il dono del timor di Dio aiuta ad
essere onesti per amore del bene, per rispetto verso se stessi, per quella
profonda relazione con il Padre che sta nei cieli e ci ha reso tempio del Suo
Santo Spirito.
È tempo allora di non restare più
paralizzato dalla vergogna d’essere stato scoperto: piuttosto adesso occorre
vigilare per non sbagliare più, per non cedere più alla tentazione. Anche se la
segretezza è garantita, lo sguardo di Dio t’accompagna, amorevole e
incoraggiante, perché non ti lasci umiliare dalla volgarità.
Il dono del timor di Dio rende
possibile la fatica del bene difficile. E io so che prima o poi tu troverai le
parole per avviare la riconciliazione con il tuo vicino: mentre andrai a
visitarlo ti verrà in mente cento volte che forse sarebbe meglio lasciar
perdere, ti sentirai scontento e nervoso. Ma sentirai anche lo sguardo di Dio
che ti accompagna e ti ripete: “No, è una cosa giusta e tu puoi farla!”. Non ti
assicuro che sarai ben accolto, non ti assicuro che scendendo le scale non ti
sentirai fremere per una risposta sgarbata che non meritavi, per una buona intenzione
fraintesa. Forse ti morderai le labbra per non aver trovato la parola giusta al
momento giusto.
Ma certo sentirai di aver fatto
quanto dovevi e che il risultato è meno importante della grazia di sentirti in
pace davanti a Dio.