di Padre Fabio Pistillo, ocd
Però
se Teresa si fosse limitata all’esperienza mistica avrebbe escluso la maggior
parte dei cristiani che non ricevono
questa vita mistica. Proprio perché convinta che tale grazia di unione con Dio in Cristo è riservata ad
ogni battezzato, inizia un nuovo capitolo, il terzo , dove tratta di un secondo
cammino per far esperienza dell’unione: “Perché non restino senza speranza
coloro a cui il Signore non concede doni soprannaturali, poiché la vera unione
si può benissimo raggiungere con il favore di Dio se noi ci sforziamo di
procurarla con il non tenere volontà se non la volontà di Dio” (5M 3,3). Il
cammino è quello dell’indispensabile collaborazione dell’uomo che si riveste di
Cristo nell’esercizio paziente della carità e in questo modo va conformando la
propria volontà a quella di Dio. La persona deve affidarsi alla volontà di Dio
fino al punto da non volere altro se non ciò che Dio vuole, il che è
paragonabile ad una morte per l’amor proprio. Ma è un passaggio fondamentale
per vivere da nuove creature secondo Dio. il baco deve trasformarsi in farfalla
come il cristiano deve conformarsi a Cristo nel cammino di un totale e libero
abbandono a ciò che Dio vuole per me.
Mentre
nell’unione mistica il cristiano è aiutato nell’abbandonarsi totalmente alla volontà
di Dio perché gusta in anticipo il frutto, nel cammino dell’esercizio paziente
della carità, l’uomo deve morire per gustare il frutto. Il cammino segnato da
Teresa è l’evangelico amare il prossimo con perfezione, e cioè come Gesù ci ha
amati. E’ possibile un tale amore solo per la coscienza e l’esperienza di un
amore continuamente ricevuto da Dio. Si è uniti a Dio quando si ama con
perfezione e li si sperimenta la resurrezione, l’unione. La vera unione con Dio
è fare la sua volontà, e questo riguarda sia l’essere favoriti di esperienze
mistiche sia il vivere la vita teologale che accomuna tutti i cristiani,
mistici compresi.
In
questo capitolo Teresa raggiunge uno dei vertici della letteratura cristiana:
“Benché vi siano molti indizi per conoscere se amiamo Dio, tuttavia non possiamo
saperlo, ma quanto all’amore del prossimo, possiamo. Anzi,
più vi vedrete innanzi nell’amore del prossimo, più lo sarete anche nell’amore
di Dio: statene sicure. Ci ama tanto Dio, che come paga dell’amore
che avremo per il prossimo, farà crescere in noi, per via di mille espedienti,
anche quello che nutriamo per Lui; di questo io non posso dubitare” (5M
3,8).
Come
conclusione forse non vi sono parole più adatte di queste: “Di grande
importanza per noi è osservare attentamente come su questo punto ci comportiamo,
perché se vi mettiamo grande perfezione, tutto è fatto. Ma per la miseria della
nostra natura credo che non arriveremo mai ad avere perfetto amore del
prossimo, se non lo faremo nascere dalla medesima radice dell’amore di Dio” (5M
3,9). Il reale cammino di santità o di comunione con Dio deve concretizzarsi
nell’amore del prossimo. In questo modo saremo uniti a Gesù.
"È in te la sorgente della vita,
alla tua luce vediamo la luce.
Concedi la tua grazia a chi ti conosce,
la tua giustizia ai retti di cuore"
(Salmo 35)