“Non lamentatevi, fratelli, gli
uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno
parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati
pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte
finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e
di compassione. Soprattutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo, né per
la terra e non fate alcun altro giuramento. Ma il vostro «sì» sia sì, e il
vostro «no» no, per non incorrere nella condanna.” (Gc. 5,9-12)
Leggendo la Sacra Scrittura siamo
invitati più volte alla correzione fraterna, perciò il dire “non lamentatevi” di
Giacomo, non significa che non dobbiamo vedere le mancanze dei nostri fratelli
e con carità, con la Parola, aiutarli a comprendere e a migliorarsi, Giacomo
vuole dirci di non giudicare.
Questo lamentarsi con altri del
comportamento di qualcuno, un lamentarsi che non è: “ti racconto così tu mi aiuti a capire, se ho
sbagliato io nei confronti dell’altro, per correggermi; per capire cosa posso
fare per aiutare l’altro”; se il lamentarsi è fine a se stesso, vuol dire giudicare
e non avere desiderio di migliorare né il proprio cuore, né aiutare gli altri a
crescere.
E dice: “prendete a modello di
sopportazione, di costanza, i profeti che hanno parlato nel nome del Signore.
Beati quelli che sono stati pazienti”. Perché la pazienza porta la beatitudine?
Perché dove c’è la pazienza non c’è il rancore, non c’è rabbia, non c’è
invidia, non c’è gelosia, dove vi è la pazienza troviamo anche misericordia, perdono, comprensione,
compassione, la pratica delle opere di misericordia.
Ecco perché è importante la
pazienza, la pazienza è speranza, la pazienza è amore del prossimo, è amore per
Dio, la pazienza ci fa aspettare e credere in qualcosa che cambia, in qualcosa
che sarà buono, perché abbiamo fiducia nel Signore, perché chi cammina per le
Sue vie ha la ricompensa. La ricompensa che è la gioia, la pace del cuore.
Cosa è il contrario della
pazienza? Quand’è che diciamo: “ho perso la pazienza”? Quando proviamo quella
rabbia dentro che non ci fa capire più nulla; come si usa dire: “ho perso il
lume della ragione”, “non ci ho visto più”, ed è proprio questo, il non vedere
più cosa è giusto, cosa è buono, perdere l’uso della ragione, non comprendere
la verità.
“Avete udito parlare della
pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore,
perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione”, ma questo lo
chiede anche a noi, di impegnarci per essere santi come Lui è santo, perfetti come
Lui è perfetto.
E poi dice: “soprattutto,
fratelli miei non giurate né per il cielo, né per la terra, ma il vostro sì,
sia sì e il vostro no, sia no, per non incorrere nella condanna.” Siate
sinceri, non ipocriti, non c’è bisogno di giurare, se noi ci comportiamo con coerenza
e autenticità le persone che ci conoscono sanno che possono avere fiducia di
noi e non hanno bisogno di chiederci di giurare perché se diciamo si è si e se
diciamo no è no. Quand’è che noi chiediamo a qualcuno: “giuramelo”, quando non
ci fidiamo.
Come ci ricorda Giacomo: “il
giudice è alle porte”; vediamo, ogni giorno, nelle situazioni di questo mondo che
noi siamo un soffio, che la vita è appesa ad un filo, e se il nostro filo si
spezzasse oggi?
Donaci, o Padre buono, di godere sempre della presenza del Figlio tuo,
perché seguendo lui nostro pastore e guida, progrediamo nella via dei
tuoi comandamenti.
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Ho trovato questa foto sul sito forwallpaper con il titolo
"pazienza e amore"
Un abbraccio