"In quel tempo, Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a
mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò
loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane,
né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non
portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non
sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi
ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come
testimonianza per loro». Ed essi, partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciavano
molti demòni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano." (Mc. 6,7-13)
Per la riflessione di questo Vangelo, dove Gesù ancora una volta ci invita a un distacco dalle cose materiali, a non farci fermare dall'incredulità di alcuni e a continuare la missione che ha affidato ad ognuno di noi di predicare il Vangelo, specialmente con la testimonianza della vita, uso le parole della "Evangelii gaudium" del nostro carissimo Papa Francesco:
54 (...) Per poter sostenere uno stile di vita che
esclude gli altri, o per potersi entusiasmare con questo ideale
egoistico, si è sviluppata una globalizzazione dell’indifferenza. Quasi
senza accorgercene, diventiamo incapaci di provare compassione dinanzi
al grido di dolore degli altri, non piangiamo più davanti al dramma
degli altri né ci interessa curarci di loro, come se tutto fosse una
responsabilità a noi estranea che non ci compete. La cultura del
benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre
qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite
stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che
non ci turba in alcun modo.
55. Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che
abbiamo stabilito con il denaro, poiché accettiamo pacificamente il suo
predomino su di noi e sulle nostre società. La crisi finanziaria che
attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda
crisi antropologica: la negazione del primato dell’essere umano! Abbiamo
creato nuovi idoli. L’adorazione dell’antico vitello d’oro (cfr Es
32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del
denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo
veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l’economia
manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un
orientamento antropologico che riduce l’essere umano ad uno solo dei
suoi bisogni: il consumo.
56. Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli
della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di
questa minoranza felice (.....)
57. Dietro questo atteggiamento si nascondono il rifiuto dell’etica e
il rifiuto di Dio. All’etica si guarda di solito con un certo disprezzo
beffardo. La si considera controproducente, troppo umana, perché
relativizza il denaro e il potere. La si avverte come una minaccia,
poiché condanna la manipolazione e la degradazione della persona. In
definitiva, l’etica rimanda a un Dio che attende una risposta
impegnativa, che si pone al di fuori delle categorie del mercato. Per
queste, se assolutizzate, Dio è incontrollabile, non manipolabile,
persino pericoloso, in quanto chiama l’essere umano alla sua piena
realizzazione e all’indipendenza da qualunque tipo di schiavitù. L’etica
– un’etica non ideologizzata – consente di creare un equilibrio e un
ordine sociale più umano. In tal senso, esorto gli esperti finanziari e
i governanti dei vari Paesi a considerare le parole di un saggio
dell’antichità: « Non condividere i propri beni con i poveri significa
derubarli e privarli della vita. I beni che possediamo non sono nostri,
ma loro »
Un abbraccio