Tratto dal libro: “Castello Interiore” di Santa Teresa d’Avila
Avrete già udito parlare delle meraviglie che Dio opera
nella produzione della seta, invenzione di cui Egli solo poteva essere l’autore.
Si tratta di piccoli semi, simili a granellini
di pepe che io non ho mai veduto, ma di cui ho sentito parlare: perciò, se cado
in qualche inesattezza la colpa non è mia.
Al
sopraggiungere dell’estate, quando i gelsi si coprono di foglie, questi semi cominciano a prender vita. Prima che spuntino quelle foglie
di cui si devono nutrire,
stanno là come morti; a
poco a poco, con quell’alimento si sviluppano, finché, fatti più grandi,
salgono sopra alcuni ramoscelli, ed ivi con la loro piccola bocca filano la
seta che
cavano dal loro interno, fabbricandosi
certi bozzoli molto densi, nei quali ognuno di quegli
insetti, che sono brutti e grossi, si rinchiude e muore. Ma poco dopo esce dal bozzolo una piccola farfalla bianca, molto graziosa.
L’anima, di cui
quel verme è l’immagine, comincia a prendere vita quando per il calore dello Spirito Santo,
comincia a valersi dei soccorsi generali
che Dio accorda a ognuno e a servirsi dei rimedi che Egli ha lasciato nella sua Chiesa, come le frequenti confessioni, le buone letture e le
prediche: rimedi opportuni per l’anima
che sia morta nel peccato e si trovi fra le occasioni cattive a causa della sua trascuratezza. Ripreso
a vivere con quei rimedi e pie meditazioni, vi si andrà pure sostentando finché
sia
cresciuta.
Quando questo verme si è fatto grande – come abbiamo visto in principio di questo scritto – comincia a
lavorare la seta e a fabbricarsi la casa nella quale dovrà morire. Questa casa, come vorrei far intendere, è il nostro Signore
Gesù Cristo.
Dicendo che Dio è nostra dimora, e che questa dimora
possiamo fabbricarcela da noi stessi per prendervi alloggio, sembra quasi che
voglia dire di poter noi aggiungere o togliere a Dio qualche cosa. E lo
possiamo benissimo, ma non già aggiungendo o togliendo a Dio, bensì aggiungendo
o togliendo a noi, come quei piccoli vermi, perché non avremo ancora ultimato
quanto sarà in nostro potere che Egli verrà, e unendo alla sua grandezza la
nostra lieve fatica, che è un nulla, le conferirà un valore così eccelso da
meritare che Egli si costituisca in nostra stessa ricompensa. (5M 2,2-3-4-5)
A me fa molto riflettere ...... ciao ciao.