venerdì 31 luglio 2015

Pietà di me o Dio!

“In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.” (Mt. 13,54-58)

Quale riflessione fare oggi davanti a un salmo 50, a una lettura della lettera di Paolo agli Efesini, (nelle lodi) dove è scritto tutto quello che dovrebbe essere la nostra essenza, il nostro modo di vivere e poi le parole di Gesù, che ci fanno comprendere che se anche noi parliamo con le parole del Signore, possiamo non essere accettati, creduti, specialmente dalle persone della nostra patria, della nostra stessa casa.
Nel salmo 50 ogni riga è una riflessione, partendo da: “Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia, nel tuo grande amore cancella il mio peccato.” Chi non ha bisogno di chiedere al Signore perdono? Perdono per i propri peccati, ma perché perdono al Signore, nel Suo grande amore? Proprio per il grande amore che nutre per ognuno di noi, Lui soffre per i nostri peccati perché conosce la sofferenza della nostra anima quando siamo nel peccato e sa anche che cosa ci può accadere se perseveriamo nell’errore.
Pietà di me, o Dio, diciamolo con tutto il cuore, comprendendone tutto il senso: so che mi ami, Signore e soffri con me, aiutami. “Lavami da tutte le mie colpe, quello che è male ai Tuoi occhi, io l’ho fatto”, quando noi commettiamo un peccato, facciamo ciò che è male agli occhi di Dio. Paolo dice: “nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca”; cerchiamo di non fare uscire più dalla nostra bocca una parola cattiva, ma solo parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, per costruirci e per aiutare altri a crescere nell’amore, nella pace, nella gioia, nella fortezza, nella carità, nella speranza, questo portano le parole buone, ma noi siamo più bravi a dire quelle cattive!
Dice: “giovando a quelli che ascoltano”, proviamo a pensare se nella nostra giornata, quando parliamo, ciò che diciamo giova sempre alle persone che ascoltano? O invece le portiamo su strade sbagliate, col giudizio, con la critica, senza misericordia. “Non vogliate rattristate lo Spirito Santo di Dio”, pensate che lo Spirito Santo di Dio è sempre con noi, come il Padre e come il Figlio, e pensate quanto è rattristato quando facciamo ciò che è male ai Suoi occhi. E poi continua Paolo, ma va più nello specifico e scrive: “scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza, con ogni sorta di malignità”.
Pietà di me, o Dio, pietà di me, o Dio! quante volte cadiamo in questo, san Paolo continua: “siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo.”
“Signore, apri le mie labbra e la mia bocca proclami la Tua lode”. Ogni volta che apro la mia bocca, Signore, sia solo per proclamare la Tua lode, e cioè quando siamo misericordiosi, benevoli, senza ira, senza maldicenza, noi lodiamo il Signore. Come dice Paolo: quando siamo benevoli, quando usiamo parole che giovano a quelli che ascoltano, che edificano noi stessi e gli altri; questo è proclamare la lode del Signore!
“Uno spirito contrito è sacrificio a Dio, un cuore affranto e umiliato, Tu o Dio non disprezzi”. Cosa possiamo donare noi al Signore? è tutto Suo, ciò che abbiamo è tutto Suo appartiene a Lui, perché quando chiuderemo questi occhi terreni, non ci porteremo nulla con noi, se non le nostre opere buone, ma come possiamo compiere opere buone? Solo se offriamo a Dio il sacrificio, quindi rendiamo sacro il nostro spirito perché è contrito, perché è dispiaciuto, dispiaciuto di offendere il Signore. E quando noi siamo dispiaciuti, ci impegniamo e ci muoviamo verso ciò che è buono.
Ecco perché è importante lo spirito contrito, non si parla di sensi di colpa, che schiacciano, che non fanno muovere, ma dispiacersi, dire al Signore: “pietà di me, ho sbagliato, ma aiutami, io voglio rialzarmi, vivere come Tu desideri che io viva, nella gioia, nella pace, nella Tua pace, non quella del mondo”.  “Allora gradirai i sacrifici prescritti”, cosa ci chiede il Signore? ci chiede di andare verso l’altro, il bisognoso, lo dice Gesù,  alla fine dei tempi, nel giudizio finale ci chiederà: “Hai dato da mangiare? Hai dato da bere? Hai vestito gli ignudi?” Quindi quelli sono i sacrifici prescritti che Lui gradirà quando il nostro cuore sarà contrito e si impegnerà a vivere l’amore, quello che ci insegna il Signore, la carità.
I sacrifici, senza misericordia e amore verso l’altro, non servono a nulla. Gesù lo dice chiaro: “misericordia Io voglio e non sacrificio”, “allora immoleranno vittime sopra il Tuo altare”, oggi non ci sono più questi modi di offrire e di immolare vittime sopra l’altare del Signore, il nostro altare è Gesù Cristo* e noi dobbiamo immolare, far morire, in Lui, con Lui e per Lui il nostro ego, uccidere quella parte di noi che non ci fa bene, che ci fa solo stare male, perché ci allontana da Dio.
Non è facile, perché a volte anche le stesse persone della nostra casa ci disprezzano, quelli che sono intorno a noi, che incontriamo ogni giorno e non capiscono il nostro cambiamento. Gesù ci fa sentire meno soli in questa situazione a Lui stesso è accaduto: “ma non è questo il figlio del falegname? Ma sua madre non è Maria?” Come può …? Erano scandalizzati perché questo uomo parlava e insegnava loro e li lasciava stupiti. Oggi succede ancora, la conversione lascia tutti stupiti al punto di portare a giudicare per l’incredulità del cambiamento di una persona, ma noi non dobbiamo farci fermare dai giudizi, dalle chiacchere, dalle critiche.
Noi dobbiamo camminare con lo sguardo sempre rivolto a Cristo, questo è importante: sapere che ciò che stiamo compiendo piace al Signore. Questo ci fa bene e fa bene agli altri, anche se magari al momento non lo comprendono, non lo apprezzano, ma Gesù ci invita ad andare avanti “determinati nella verità, con misericordia”.

*«Dal fatto che all’altare si celebra il memoriale del Signore e si offre ai fedeli il suo Corpo e Sangue, è derivato che gli scrittori ecclesiastici vedessero nell’altare come un segno (signum) dello stesso Cristo; e da qui è derivato il dire che l’Altare è Cristo»  (Ordo dedicationis Ecclesiae et Altaris)

Un caro abbraccio a tutti voi .....