mercoledì 2 luglio 2014

La comunione con Dio: dono e collaborazione - ultima parte


di Padre Fabio Pistillo, ocd

Però se Teresa si fosse limitata all’esperienza mistica avrebbe escluso la maggior parte dei  cristiani che non ricevono questa vita mistica. Proprio perché convinta che tale grazia  di unione con Dio in Cristo è riservata ad ogni battezzato, inizia un nuovo capitolo, il terzo , dove tratta di un secondo cammino per far esperienza dell’unione: “Perché non restino senza speranza coloro a cui il Signore non concede doni soprannaturali, poiché la vera unione si può benissimo raggiungere con il favore di Dio se noi ci sforziamo di procurarla con il non tenere volontà se non la volontà di Dio” (5M 3,3). Il cammino è quello dell’indispensabile collaborazione dell’uomo che si riveste di Cristo nell’esercizio paziente della carità e in questo modo va conformando la propria volontà a quella di Dio. La persona deve affidarsi alla volontà di Dio fino al punto da non volere altro se non ciò che Dio vuole, il che è paragonabile ad una morte per l’amor proprio. Ma è un passaggio fondamentale per vivere da nuove creature secondo Dio. il baco deve trasformarsi in farfalla come il cristiano deve conformarsi a Cristo nel cammino di un totale e libero abbandono a ciò che Dio vuole per me.
Mentre nell’unione mistica il cristiano è aiutato nell’abbandonarsi totalmente alla volontà di Dio perché gusta in anticipo il frutto, nel cammino dell’esercizio paziente della carità, l’uomo deve morire per gustare il frutto. Il cammino segnato da Teresa è l’evangelico amare il prossimo con perfezione, e cioè come Gesù ci ha amati. E’ possibile un tale amore solo per la coscienza e l’esperienza di un amore continuamente ricevuto da Dio. Si è uniti a Dio quando si ama con perfezione e li si sperimenta la resurrezione, l’unione. La vera unione con Dio è fare la sua volontà, e questo riguarda sia l’essere favoriti di esperienze mistiche sia il vivere la vita teologale che accomuna tutti i cristiani, mistici compresi.
In questo capitolo Teresa raggiunge uno dei vertici della letteratura cristiana: “Benché vi siano molti indizi per conoscere se amiamo Dio, tuttavia non possiamo saperlo, ma quanto all’amore del prossimo, possiamo. Anzi, più vi vedrete innanzi nell’amore del prossimo, più lo sarete anche nell’amore di Dio: statene sicure. Ci ama tanto Dio, che come paga dell’amore che avremo per il prossimo, farà crescere in noi, per via di mille espedienti, anche quello che nutriamo per Lui; di questo io non posso dubitare” (5M 3,8).  
Come conclusione forse non vi sono parole più adatte di queste: “Di grande importanza per noi è osservare attentamente come su questo punto ci comportiamo, perché se vi mettiamo grande perfezione, tutto è fatto. Ma per la miseria della nostra natura credo che non arriveremo mai ad avere perfetto amore del prossimo, se non lo faremo nascere dalla medesima radice dell’amore di Dio(5M 3,9). Il reale cammino di santità o di comunione con Dio deve concretizzarsi nell’amore del prossimo. In questo modo saremo uniti a Gesù.

"È in te la sorgente della vita, 
alla tua luce vediamo la luce.
Concedi la tua grazia a chi ti conosce, 
la tua giustizia ai retti di cuore"
(Salmo 35)