Il bambino Gesù nella bottega di san Giuseppe - Gerrit Van Honthorst (1620) |
“Fratelli, sopra tutte queste
cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di
Cristo regni nei vostri cuori, perché a essa siete stati chiamati in un solo
corpo. E rendete grazie! E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto
avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio
Padre. Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non
per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità.
Servite il Signore che è Cristo!” (Col. 3,14-15.17.23-24)
Molti cristiani tengono ben
divisa la fede da ciò che sono gli impegni del mondo. Pensano che: quando si partecipa alla
celebrazione della S. Messa è il momento di essere cristiani, quando si lavora
non è il caso di esserlo perché costerebbe troppa fatica e magari non sarebbe
così redditizio. A volte nell’ambito lavorativo ci si comporta come Cristo non
vorrebbe mai: con superbia, con invidia, mancando di rispetto, approfittando
delle debolezze altrui, vedendo solo il proprio guadagno a discapito di altre
persone.
Oggi giorno dedicato a San
Giuseppe lavoratore, la liturgia con le parole di san Paolo ci invita a questa
riflessione, come svolgiamo i nostri compiti quotidiani? Paolo dice: “Qualunque
cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore” e poi “fatela
di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini”.
Se avessimo la piena
consapevolezza che tutte le nostre azioni, anche quelle lavorative, sono utili
per ricevere la ricompensa da Dio, cioè l’eternità, se avessimo la piena
consapevolezza che il Signore, nel Suo infinito amore, ci è sempre accanto per
invitarci a convertire il nostro cuore ed invece ci vede sempre impegnati a
pensare a come “guadagnar soldi” per i soli nostri interessi personali, cominceremmo
a modificare, a “convertire”, la nostra vita e il giusto senso del lavoro e del
denaro.
Vi consiglio di leggere
attentamente questa lettura tratta dalla Costituzione pastorale «Gaudium et
spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo
L'attività umana nell'universo
Con il suo lavoro e con l'ingegno
l'uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi
specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica ha dilatato e
continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente
in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la
famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità
unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l'uomo si aspettava
soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria
iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere
umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il
valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue
risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che
delle collettività?
La Chiesa, che custodisce il
deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se
non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce
della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che
l'umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l'attività umana
individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i
secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno
divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di
sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il
mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di
tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l'universo, di
modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato
su tutta le terra.
Questo vale pienamente anche per
il lavoro di ogni giorno.
Quando uomini e donne per
procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro
così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro
attività prolungano l'opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli
e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella
storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro
ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale
sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano
sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.
Quanto più cresce la potenza
degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia
individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del
mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei
loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.
"Servite il Signore che è Cristo!”