venerdì 1 maggio 2015

San Giuseppe lavoratore

Il bambino Gesù nella bottega di san Giuseppe  - Gerrit Van Honthorst (1620)


 
“Fratelli, sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché a essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Qualunque cosa facciate, fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini, sapendo che dal Signore riceverete come ricompensa l’eredità. Servite il Signore che è Cristo!” (Col. 3,14-15.17.23-24)

Molti cristiani tengono ben divisa la fede da ciò che sono gli impegni del mondo. Pensano che: quando si partecipa alla celebrazione della S. Messa è il momento di essere cristiani, quando si lavora non è il caso di esserlo perché costerebbe troppa fatica e magari non sarebbe così redditizio. A volte nell’ambito lavorativo ci si comporta come Cristo non vorrebbe mai: con superbia, con invidia, mancando di rispetto, approfittando delle debolezze altrui, vedendo solo il proprio guadagno a discapito di altre persone.

Oggi giorno dedicato a San Giuseppe lavoratore, la liturgia con le parole di san Paolo ci invita a questa riflessione, come svolgiamo i nostri compiti quotidiani? Paolo dice: “Qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore” e poi “fatela di buon animo, come per il Signore e non per gli uomini”.

Se avessimo la piena consapevolezza che tutte le nostre azioni, anche quelle lavorative, sono utili per ricevere la ricompensa da Dio, cioè l’eternità, se avessimo la piena consapevolezza che il Signore, nel Suo infinito amore, ci è sempre accanto per invitarci a convertire il nostro cuore ed invece ci vede sempre impegnati a pensare a come “guadagnar soldi” per i soli nostri interessi personali, cominceremmo a modificare, a “convertire”, la nostra vita e il giusto senso del lavoro e del denaro.

Vi consiglio di leggere attentamente questa lettura tratta dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Concilio ecumenico Vaticano II sulla Chiesa nel mondo contemporaneo

L'attività umana nell'universo

Con il suo lavoro e con l'ingegno l'uomo ha sempre cercato di sviluppare maggiormente la sua vita. Oggi poi specialmente con l'aiuto della scienza e della tecnica ha dilatato e continuamente dilata il suo dominio su quasi tutta la natura e principalmente in forza dei maggiori mezzi dovuti all'intenso scambio tra le nazioni, la famiglia umana poco alla volta si riconosce e si costituisce come una comunità unitaria nel mondo intero. Da qui viene che molti beni che l'uomo si aspettava soprattutto dalle forze superiori, oggi ormai se li procura con la propria iniziativa. Di fronte a questo immenso sforzo che investe ormai tutto il genere umano, sorgono tra gli uomini parecchi interrogativi. Qual è il senso e il valore dell'attività umana? Come si deve usare dei suoi frutti e delle sue risorse? Al raggiungimento di quale fine tendono gli sforzi sia dei singoli che delle collettività?

La Chiesa, che custodisce il deposito della parola di Dio, fonte dei principi religiosi e morali, anche se non ha sempre pronta la risposta alle singole questioni, desidera unire la luce della rivelazione alla competenza di tutti, perché sia illuminata la strada che l'umanità ha da poco imboccato. Per i credenti è certo che l'attività umana individuale e collettiva, con quello sforzo immenso con cui gli uomini lungo i secoli cercano di cambiare in meglio le condizioni di vita, risponde al disegno divino. L'uomo, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il mandato di sottomettere a sé la terra con tutto ciò che è contenuto in essa, di governare il mondo nella giustizia e nella santità, di riconoscere Dio come creatore di tutto e, conseguentemente, di riferire a lui se stesso e tutto l'universo, di modo che, assoggettate all'uomo tutte le cose, il nome di Dio sia glorificato su tutta le terra.

Questo vale pienamente anche per il lavoro di ogni giorno.

Quando uomini e donne per procurare il sostentamento a sé e alla famiglia, esercitano il proprio lavoro così da servire la società, possono giustamente pensare che con la loro attività prolungano l'opera del Creatore, provvedono al benessere dei fratelli e concorrono con il personale contributo a compiere il disegno divino nella storia. I cristiani pensano che quanto gli uomini hanno prodotto con il loro ingegno e forza non si oppone alla potenza di Dio, né che la creatura razionale sia quasi rivale del Creatore. Sono persuasi che le vittorie del genere umano sono segno della grandezza di Dio e frutto del suo ineffabile disegno.

Quanto più cresce la potenza degli uomini, tanto più si estende e si amplia la responsabilità, sia individuale che collettiva. Gli uomini non sono distolti dalla edificazione del mondo dal messaggio cristiano, né sono spinti a disinteressarsi del bene dei loro simili, ma anzi ad operare più intensamente per questo scopo.

"Servite il Signore che è Cristo!”