lunedì 27 aprile 2015

Frammenti di vita quotidiana - dono della sapienza

Tratto dal libro "Lo Spirito Santo in famiglia" di Carlo Maria Martini (Centro Ambrosiano

IL DONO DELLA SAPIENZA

Non capisci niente!
Ti ho sentita gridare l’altra sera a tuo marito: “non capisci proprio niente!”.
Come è successo che la persona alla quale hai legato la vita, l’uomo che in altri momenti ti ha fatto sentire così importante, così conosciuta e amata, abbia meritato – perché certo l’ha proprio meritato, no? – di essere così rimproverato?
E’ cresciuta in te l’impressione di una grande solitudine: sembra che sia diventato impossibile spiegarsi, sembra che sia ingenuità, ormai, aspettarsi che lui intuisca un tuo desiderio, il bisogno di un segno d’affetto. Ti sembra che delle cose veramente importanti non si riesca più a parlare e ti ferisce constatare che lui non s’accorga di quanto ti faccia male quella sua aria superiore: sembra sempre compatirti, t’ascolta distratto, non ha nulla da imparare, mentre parli dà un’occhiata all’orologio e già pensa ad altro … possibile che non capisca?

Non mi capiscono più
Me l’hai confidato come chi cerca di deporre un peso che lo esaspera: “I miei genitori non mi capiscono proprio!”.
Ti ricordo qualche anno fa, quando ammiravi tuo papà che “sapeva fare tutto”, aveva sempre una risposta per le tue domande da bambino e ti vantavi presso i tuoi amici delle coppe allineate in salotto a ricordare le sue vittorie giovanili. Ricordo come correvi da tua madre per sentire lodare i tuoi disegni o per medicare un graffio guadagnato litigando con tua sorella. Eri certo, allora, che papà e mamma capissero tutto e che potevi andare sicuro incontro alla vita perché potevi contare su di loro.
Ora invece ogni tua richiesta sembra scontentarli, vedono pericoli e sospettano chissà quali malizie nelle cose più normali, ogni telefonata è troppo lunga, ogni nome scarabocchiato sull’agenda è un indagato e, secondo loro, a scuola potresti fare molto di più. Insomma – ti lamenti – non ci si capisce più e non si riesce più a parlare di niente, sembra di vivere in mondi differenti.

E ora che cosa faccio?
Ho dovuto andare in pensione prima del previsto e adesso non so più che cosa fare. Avevo la giornata piena, prima, talora anche frenetica e sognavo il tempo libero per dedicarmi ai miei passatempi preferiti: ora che ho tutto il giorno libero mi trovo spaesato, confuso, divento suscettibile. Non mi capisco più.
Non per vantarmi, ma nel mio lavoro ero efficiente e competente, nel mio ufficio mi potevo muovere a occhi chiusi, per i più giovani ero un consigliere stimato e mi piaceva il lavoro ben fatto, senza stupide vanterie e presunzioni.
E ora eccomi qui, mi aggiro per casa inconcludente e brontolone, per trovarmi a sera inutile e nervoso”.

PREGHIERA E RIFLESSIONE

Invoco con voi e per voi lo Spirito Santo perché effonda il dono della sapienza.
“la sapienza è il dono per il quale ogni cosa è misurata, nella sua verità e consistenza, sulla carità di chi ha amato fino alla morte di croce. E’ valutare in base all’amore e il sapere che spesso il senso ultimo non è rivelato se non a un cuore che ama. Sapiente è chi si lascia amare da Dio e sa che in questo grembo accogliente dell’amore eterno è custodita – sia pure nel silenzio – la risposta ultima a tante domande penultime, che alla mente appaiono senza risposta. Sapiente è chi non vuol convincere con la sola forza della ragione, ma – pur utilizzando l’intelligenza e amandone l’esercizio – sa che la verità si irradia anzitutto per mezzo della carità” (Tre racconti dello Spirito, 53).
Il dono della sapienza ti raggiunge come una luce nuova di cui si illuminano i volti consueti. E così una sera, mentre torni dal lavoro ti sorprende – forse si dovrebbe dire: ti trafigge – lo stupore di avere una casa, una moglie, dei figli.
La sapienza è quel dono per cui il “sapore” delle cose vere, delle persone care, degli affetti più profondi ti visita, come la luce del mattino: ti rivela il bene che c’è in te, il cammino da compiere e quale sia la fonte inesauribile della speranza.
E ti capita di sentirti stringere il cuore per le occasioni perdute, per i gesti, le parole, le dimenticanze maldestre con cui hai fatto soffrire le persone che ami di più.
La sapienza ti suggerisce come chiedere perdono, come regalare di nuovo la gioia.
Il dono della sapienza ti visita come un più adulto sorriso. Consideri i motivi di tante discussioni e sorridi: “arrabbiarsi tanto per così poco: ne vale la pena?”. Arrivi persino a considerare le cose dal punto di vista dell’altro, per esempio quello della mamma e del papà, o, viceversa, quello del figlio adolescente, e ti rendi conto che non ha poi tutti i torti, che anche tu, forse, al suo posto faresti così.
Il dono della sapienza ti visita come una nuova vocazione: e mentre già cominciavi a pensare d’essere diventato inutile e d’essere stato dimenticato, ti raggiunge un bel giorno la telefonata che ti invita a una presenza, che ti assegna un compito. E la gioia dell’agire si ridesta, il correre delle ore ritrova un ordine. Finalmente la vita ritrova in gesti di carità il suo sapore.