Tratto
da: “Dio nel silenzio” di padre Antonio Gentili, barnabita e padre Andrea Schnӧller,
cappuccino – ed. Ancora
Conoscendo
pienamente se stesso, l'uomo conosce ogni altra cosa, capace come è di penetrare
nel cuore di ogni creatura e di insediarsi alla sorgente della vita.
Solo
a queste profondità si radicano le autentiche di vita, destinate a caratterizzare
un'esistenza pienamente umana.
Nel
costante ritorno al centro, l'uomo attua la propria conversione a una vita che
irradia "il germe divino che è in lui" (1 Gv 3,9). La conversione che
matura nell'interiorità influisce infallibilmente sulla nostra vita, Perché la
libera dall'inautenticità, dalle sovrastrutture dell'ego ripiegato su se stesso
o ambiziosamente proiettato all'esterno, e ci affranca dai condizionamenti
ambientali che ci schiacciano in un piatto conformismo.
Ritrovando
"l'uomo nascosto nel cuore", come affermano le scritture cristiane, o
penetrando nella "grotta del cuore" come amano esprimersi quelle
indiane, è possibile scoprire che l'uomo è "il corpo di Dio", la casa
in cui egli abita stabilmente, il tempio nel quale riecheggia, come una lode
perenne, il canto dello Spirito.
Quella
del cuore è la via obbligata per raggiungere la Sorgente, la Radice, la Pienezza
dell'Essere. Un Essere che vive in noi e si dona a noi.
La
via del cuore è la via del silenzio e della disponibilità, del totale disarmo e
della rinuncia a ogni pretesa, della presenza gratuita all'Altro: Dio.
A
volte l'uomo ama a tal punto considerarsi immedesimato con lui, da bruciare ogni
distinzione: "Tu non sei altro da me".
Altre
volte rivendica la radicale distinzione da Dio, che rende possibile l'unione
sponsale tra creatore e creatura: "Fammi gustare la gioia dell'amore - scrive
il mistico indiano Tukaram -, lasciandomi distinto da te".
A
queste vette dell'esperienza spirituale giunge unicamente l'uomo capace di stabilirsi
nelle segrete abitazioni di un cuore purificato.
"Invano
il cuore s'innalza a vedere Dio, se non è ancora in grado di vedere se stesso.
L'uomo impari a conoscere le cose visibili di se stesso, prima di poter presumere
di apprendere le cose invisibili di Dio. Si abitui a dimorare nella sua
intimità, colui che anela alla contemplazione delle realtà supreme. Chi si prepara
a scrutare la profondità di Dio, si volga prima alle profondità del proprio spirito"
(Riccardo di S. Vittore).
A
ragione scrivono i mistici che "tanto si ascende, quanto si discende"
(Battista da Crema). O Anche: "La via di andare in su è quella di andare
in giù" (beato Egidio).
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Ricordo che
Domenica 1 marzo 2015
dalle ore
9.30 alle ore 17.00
presso la nostra sede di Roana, si terrà un incontro conoscitivo per chi fosse interessato a comprendere ed approfondire il significato e la mission
delle “Piccole Voci".
Un caro abbraccio