venerdì 23 gennaio 2015

La guarigione interiore

È un post un po’ lungo, ma ritenevo giusto pubblicare questo testo tutto insieme.... buona lettura!
Un caro abbraccio a tutti voi, vicini e lontani, che condividete sempre il nostro blog.
Grazie
 
Liberamente tratto dal libro “Dio nel silenzio”: di padre Antonio Gentili – barnabita e padre Andrea Schnӧller – cappuccino

La dimensione interiore che Gesù chiama cuore, altri la chiamano memoria o vissuto. Da qui le diverse espressioni, che rimandano comunque a un identico impegno, considerato da tutti indispensabile per il raggiungimento della vera comunione con Dio, con noi stessi e con gli altri.
La memoria imprime un carattere determinante ai lineamenti della nostra personalità, pur non esaurendola. Esiste infatti la possibilità di andare oltre la memoria e di intervenire su di essa attraverso la consapevolezza.
La memoria è un automatismo naturale, ma complesso. Essa non s'iscrive soltanto nella sfera mentale, ma è anche di natura psichica e fisica. Tracce delle nostre esperienze passate si sono depositate in tutte le cellule del nostro essere e agiscono nella nostra vita, sia pure in forma incosciente o subcosciente o ancora supercosciente.
La memoria deborda ampiamente dai confini ristretti delle esperienze personali dirette. Il suo dominio si perde nella notte dei tempi. Nella memoria di ogni essere sono accumulate le esperienze di generazioni e generazioni. Attraverso l'analisi della memoria, ognuno potrebbe risalire le tappe del proprio lento e tortuoso sviluppo personale lungo la scala dell'evoluzione.
Tutto questo è di grande importanza per chi vuole applicarsi alla guarigione della memoria attraverso un serio e progressivo lavoro su se stesso. In questo impegno nessuno dovrebbe mai scoraggiarsi a; motivo dei limiti e delle difficoltà che incontra, perché ognuno di noi è in realtà soltanto in parte debitore a sé stesso dei lineamenti della propria personalità, sia in bene che in male. Infinite mani sono concorse a plasmarci nella nostra forma attuale. Attraverso di esse Dio ha fissato il suo appuntamento d'amore con noi, nella complessa e irrepetibile espressione della nostra realtà personale. 
Se vissuto consapevolmente, questo modo di percepire noi stessi è di grande aiuto per la nostra presente e futura evoluzione. Infatti, se riusciamo ad accoglierci nei tratti positivi e negativi che contrassegnano la nostra personalità come la risultante di un progetto di amore alla cui realizzazione hanno contribuito un numero infinito di esseri per uno spazio di tempo che affonda le sue radici nel mattino della creazione, allora siamo nella condizione ideale per lavorare su noi stessi con serenità e grande entusiasmo. il punto di partenza per ogni impegno di perfezionamento è simile consapevolezza, fonte di serenità e di pace interiore.
Chi si appresta dunque a questo lavoro di guarigione della memoria o del proprio vissuto, dovrebbe prendere a esempio la saggezza e la pazienza del contadino. Egli non dispera se il campo è invaso da sassi e rovi, ma si mette alacremente a dissodare il terreno. Non rimprovera se stesso se il campo produce più spine che frutti, ma si pone di buon grado a lavorare il terreno che gli è stato assegnato.
Così dovrebbe agire ognuno di noi in riferimento alla bonifica di quel campo che è il cuore, dove si trova nascosto il grande tesoro (Mt 13,44). Chi lo trova, nel colmo della gioia, è disposto a vendere tutto per possedere quel campo.

La guarigione interiore passa attraverso un duplice processo, nel quale è difficile stabilire un prima e un poi. L'essenziale è che siano vissuti tutt'e due gli aspetti.
1. La memoria guarisce dimenticando. Qui non si tratta però semplicemente di allontanare un pensiero negativo o molesto, ma di sgombrare il cuore dalle tracce del male che vi si sono accumulate e che ora fanno un tutt'uno con esso. Dio in persona ci insegna l'arte del dimenticare:
"Non ricordate più le cose passate, / non pensate più alle cose antiche! / Ecco, faccio una cosa nuova: / proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? / Io, io cancello i tuoi misfatti, / per riguardo a me non ricordo più i tuoi peccati. / Ecco, infatti, io creo / nuovi cieli e nuova terra; / non si ricorderà più il passato, / non verrà più in mente" (Is 43,18-19.25;65,17).
Dio dunque per amore di se stesso non tollera che nel proprio cuore rimangano dei ricordi negativi. Per questo "si getta i nostri peccati dietro le spalle" (Is 38,17).
Così siamo invitati a fare anche noi. il che è possibile se ci immergiamo in un profondo silenzio di tutto il nostro essere, dimenticando.
Dimenticare non significa affatto "rimuovere", nascondendo nell'inconscio ricordi dolorosi e inaccettabili; e neppure significa soltanto lasciar svanire, cosa non sempre facile o possibile. Dimenticare significa piuttosto percepire i nostri ricordi in modo diverso, purificandoli dal loro carattere negativo e rivivendoli in modo positivo, come momenti di un misterioso processo cui non è mai estraneo l'amore misericordioso di Dio.

2. La memoria guarisce ri-cor-dando, ossia ridando il cuore a Dio. Nella Bibbia è insistente l'appello a ricordarsi di Dio, del suo amore, della sua alleanza, dei suoi benefici.
Ridare il cuore a Dio significa esporlo alla effusione rigeneratrice del suo
Spirito, che fa nuove tutte le cose.
La preghiera è la via maestra del ricordo di Dio.
Guarisce la preghiera che si indugia sui gesti di salvezza compiuti dal Signore
a vantaggio del suo popolo.
Guarisce la preghiera che supplica e loda, invoca e ringrazia.
Guarisce la preghiera che fissa il proprio sguardo d'amore in Dio, nel totale
silenzio del nostro essere.
In quest'ultimo stadio, dimenticare e ricordare diventano un tutt'uno. L'uomo dimentica nella misura in cui ri-cor-da, ossia nella misura in cui dà il proprio cuore a Dio, nell'adorazione e nella gratitudine.