Tratto dal libro "Lo Spirito Santo in famiglia" di Carlo Maria Martini (Centro Ambrosiano)
Il DONO DELLA FORTEZZA
Mi sono arreso
Sì, per la vergogna d’essere diverso, per evitare
l’umiliazione di essere deriso, per non rischiare di perdere il mio amico più
caro; sì: per tutto questo anch’io mi sono staccato dall’oratorio, anch’io ho
inventato scuse complicate per nascondere ai miei le mie diserzioni dalla Messa
domenicale. Mi vergogno di mentire, mi rincresce che ormai il mio prete non mi
chieda più niente – sono stato addirittura il suo “segretario” per qualche
tempo -; sento che molti pomeriggi sono vuoti e squallidi - con tutto quello
che dovrei studiare! -, ma come fare senza gli amici?
I miei genitori non la mandano giù: hanno da dire
di tutto, dei vestiti che metto, delle parole che uso, di come mi pettino,
dell’ora in cui rientro la sera, dei voti che prendo a scuola. Hanno ragione
anche loro, ma la mia compagnia è fatta così e con loro mi sento sicuro, da
solo mi sento perduto. Qualche volta sono lo zimbello del gruppo, perché ho i
miei scrupoli e i miei orari: ma meglio essere preso in giro che essere di
nessuno.
Non dico che sono contento e non dico che sia poi
molto divertente star per ore a parlare di niente e vantarsi di imprese improbabili. Ma se non
sto con loro, di chi sono io?
Meglio non avere fastidi
“Sì l’appartamento è vuoto, ma non è in vendita e
non abbiamo intenzione di affittarlo”. Così la trattativa si è interrotta. Ce
l’hanno chiesto con gentilezza questi due sposini, si vedeva che erano già
provati dall’aver bussato a tante porte e si è capito che ci speravano. E’
anche vero che a noi l’appartamento non serve, per ora, e forse neppure in
futuro. Ma mio marito ha ragione: ha paura dei fastidi e per di più sospetta
sempre che gli estranei siano dei profittatori. Ha fatto bene i suoi conti e ha
concluso che adesso non è il momento di vendere.
Capisco che ci sia gente che ha bisogno, ma tutto è
diventato così complicato! Perciò meglio lasciare le case vuote e la gente per
strada. Mezza vuota è rimasta la casa dei miei, l’appartamento che abitavamo
prima è ancora tutto sottosopra e non ci abita nessuno, e teniamo libero
l’appartamento a Milano, perché “non si sa mai”.
Qualche volta anch’io penso che sarebbe ora di
decidersi e mettere a disposizione quello che abbiamo, ma quando si va sull’argomento
mi accorgo che lui subito si irrita e allora lascio perdere: per quello che mi
interessa … meglio non avere fastidi.
Basta che la
smetta!
“E se vuole la televisione in camera, che abbia la
televisione in camera! Sono stufo di questa storia”. Così è finita la
discussione che durava da settimane, fatta, più che di argomenti, di puntigli e
ricatti, facce scure e mutismi ostinati. La ragazza ha quattordici anni e una
sorprendente capacità di ottenere quello che vuole. “se c’è qualche cosa che mi
interessa, la tele è sempre già occupata … tutte le mie amiche parlavano di
quel film e io me ne stavo lì come una stupida … m’avevi promesso un regalo per
il compleanno …” e così via per settimane, quando pure si degnava di parlare.
E pensare che quando eravamo fidanzati abbiamo
progettato la casa senza televisore, per “non essere come i nostri genitori,
bloccati lì davanti per ore e ore”. Adesso finiremo per averne tre.
Lo so anch’io che la televisione non aiuterà mia
figlia a diventar migliore e mi immagino che sciuperà ore e ore a inseguire
vicende assurde, curioserà tra i programmi per adulti e si riempirà la testa di
fantasie di cui vergognarsi. Lo so che non è un bene, ma anche la mia pazienza
ha un limite e quando vengo a casa penso di aver diritto a un po’ di calma. Mi
chiudo alle spalle la porta e voglio chiudere fuori tutti i fastidi del lavoro:
mi piace sdraiarmi in pace sul divano a seguire una partita di calcio in
televisione.
E dunque che abbia anche lei il suo televisore,
basta che la smetta.
PREGHIERA E RIFLESSIONE
Invoco con
voi e per voi lo Spirito Santo perché effonda il dono della fortezza.
“essere forti
secondo Dio significa essere fedeli e perseveranti nella fede, senza lasciarsi
sviare da opinioni peregrine, da mode seducenti ed egoiste, da calcoli di
opportunità e di successo. La fortezza è l’atteggiamento di chi è saldo
nell’obbedienza amorosa al Signore, e sopporta per lui prove e desolazioni,
senza abbandonare la via a volte oscura e dolorosa della sequela. … Il
discepolo non crede all’adulazione, né si piega davanti alla minaccia se ha
accolto e coltivato in sé il dono spirituale della fortezza (Tre racconti
dello Spirito,49-50).
Il dono della fortezza fa nascere la fierezza della
propria originalità e dona energie per diventare protagonisti.
Così anche un quindicenne timido e impacciato può
avvertire il fascino di liberarsi dal complesso che lo rende sempre gregario,
dalla paura di restare solo. Un giorno sarà consolato da amicizie che non
sperava, da una gioia dentro che non aveva provato mai e dal ritrovato gusto di
alzare gli occhi verso il Signore crocifisso, che è morto solo, fuori dalla
città.
Dicono che la transizione dall’aggregazione un po’
umiliante della compagnia all’appartenenza a una comunità sia faticosa e forse
rara: ma il dono dello Spirito di fortezza aiuta la perseveranza di cammini
pazienti. Si comincia con la sincerità: “non mentirò più e anzitutto non
mentirò a me stesso per dimostrare che sono giuste le cose sbagliate”. E a
questo punto uno già sente dentro lo sguardo incoraggiante del Signore.
Il cammino prosegue poi con il farsi avanti per un
incarico e sentirsi al posto giusto, là dove s’è fatto il deserto, perché le
cose sono stentate e perciò sembrano fuori moda.
Il Signore ti regala poi qualche miracolo, come una
sorgente d’acqua fresca che incoraggia il cammino: ti accorgi d’avere risorse
che non immaginavi, ti è dato di vivere amicizie fresche, limpide e fedeli,
avverti la stima e la fiducia di chi ti saluta per strada.
Il dono della fortezza rende liberi e fa della
resistenza un bene un’esperienza bella da vivere. Lo Spirito edifica uomini e
donne che non hanno paura dei fastidi, non si lamentano di come si sono
complicate le cose, sentono le risorse di cui dispongono come una grazia e una
responsabilità.
Non sopportano le case vuote, anche se sono più
tranquille, trovano deprimenti i prati incolti, le strutture abbandonate, le
costruzioni mai terminate: vorrebbero poter fare qualche cosa.
Se chiedi loro un favore li vedi contenti di
aiutarti e il giorno dopo già ti telefonano per dirti una soluzione migliore:
hanno pensato a te e hanno consultato per te qualche amico più esperto; si
innervosiscono per l’ottusità e la pigrizia.
Lo Spirito edifica uomini e donne capaci di una
sapienza educativa che non si lascia piegare dai malumori e non prende
decisioni per esasperazione. La pazienza di ascoltare non è per accondiscendere,
ma per capire e far capire. Il figlio e la figlia intuiscono già prima d’aprir
bocca se la richiesta è sensata e già sanno che non sarà disattesa. Intuiscono
anche quando si tratta di capricci: sanno che è inutile fare il muso e arrabbiarsi.
Fanno fatica a riconoscerlo, ma sentono che i genitori hanno ragione: e il
malumore passerà.
Ci sono passaggi che sono difficili per tutti, ma i
genitori cristiani hanno una risorsa inesauribile di fortezza e di lucidità:
cercano di pregare.