lunedì 26 gennaio 2015

Ci vediamo su Facebook: rischi e pericoli dell'iperconnessione

Articolo di: Georgia Costa - Psicologa 

Chi non ha un profilo Facebook scagli la prima pietra! Il fenomeno è ormai così dilagante e radicato, si parla di oltre 850 utenti attivi, che molti forse stentano quasi a ricordare com’erano le proprie giornate prima dell’avvento del social network più discusso del nostro tempo.
E se prima dell’epoca “Mark Zuckerberg” per evadere dalle noie o difficoltà del quotidiano ci affidavamo alla musica, a un buon libro o ci bastavano due chiacchiere scambiate con un amico davanti ad una buona tazza di thè, oggi attraverso pochi e facili passaggi decidiamo di metterci offline da amici, lavoro, famiglia, reali e online nello spazio virtuale popolato da un elevatissimo flusso di contenuti: foto, video, post, sempre disponibili, nuovi e perennemente fruibili dagli utenti della rete.

Ma quali sono i motivi per cui Facebook ha tanto successo? E soprattutto esistono delle controindicazioni per l’uso?

Uno studio italiano coordinato da Giuseppe Riva, docente di Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione all’Università Cattolica di Milano e pubblicato sulla rivista "Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking" ha evidenziato come a livello psicofisiologico, l’uso di FB induce uno stato di attivazione fisiologico e di aree neurali cognitive; le pupille si dilatano mentre sul nostro PC sfogliamo i contenuti del faccialibro creando una condizione piacevole e di benessere che spiegherebbe la fame di Facebook e l’impulso a visitarlo più volte al giorno.
Ci "cibiamo" di FB cosi come della nostra torta preferita: per ritrovare il buon umore. Sembra esserci dunque del salutare nell’utilizzo di questo strumento: ci da la sensazione di essere socialmente presenti, di avere molti amici e di poterli addirittura gestire ma non è tutto ora quel che luccica, i rischi rispetto ad un suo uso spropositato espongono gli utenti alla possibilità di incorrere in una condizione di vero e proprio disagio psicologico a volte non facilmente “diagnosticabile” dai non addetti ai lavori.
Vediamo dunque cosa può accadere quando navighiamo senza adeguati confini di tempo.
Ansia e distrazione nella vita reale sono i sintomi più manifesti che espongono al rischio di vere e proprie forme depressive e di isolamento.
Se ci annoiamo ad una cena possiamo sempre rifugiarci nel cellulare e stare in relazione virtuale con altri amici, forse questo può farci sentire momentaneamente al sicuro e sollevati ma ci allontana da un presente concreto e soprattutto dal fare i conti con noi stessi, gli altri e le nostre emozioni. Se preferiamo l’isolamento virtuale rispetto ad un interazione reale chiediamoci il perché. Restando connessi esorcizziamo la nostra paura più grande: essere soli. Ma chissà se siamo davvero soli o quanto invece cosi facendo ci stiamo rendendo tali?
Riduzione dell’autostima e costruzione di un falso Sé. Nei soggetti con debole autostima, FB da un lato sembra rappresentare un caldo nido protettivo, evitando i rischi delle situazioni sociali. FB ci da la possibilità di costruirci una vera e propria identità da mostrare a chi vogliamo e soprattutto mantenendo le debite distanze attraverso il monitor del PC. Attraverso il gioco dinamico dell’offline/online manteniamo un illusione di un contatto altamente difensivo e tenuto sotto controllo.
Pensiamo ai nostri amici virtuali, sembrano portare avanti dei personaggi ben precisi attraverso la loro selezione di foto, stati e link. Ecco cosi che abbiamo: il tipo romantico, il malinconico, il Don Giovanni, il vincente, la donna delusa o quella arrabbiata, il silenzioso, l’intellettuale, l’erotico, ecc. Abbiamo bisogno di mostrarci in un dato modo attraverso la costruzione di un altro sé cibernetico, ahimè, spesso falso e idealizzato, nell’attesa di ricevere conferme attraverso lo sperato Mi Piace che se arriva ci rincuora ma se non arriva ci tocca fare i conti con dubbi e un malessere di natura ansiosa. Inoltre visualizzare le foto e i commenti degli altri utenti in maniera spasmodica soprattutto negli individui con scarsa autostima aumenta la possibilità di sviluppare invidia e risentimento. Le immagini, infatti, hanno un impatto emotivo più forte di un semplice aggiornamento di status.
Chiudersi nel cyberspazio ci rende più fragili e impazienti e tendenti al controllo. Si parla di una vera sorveglianza a distanza chiamata Facebook Surveillance che talvolta può sfociare in comportamenti da vero stalker. Quando abbiamo bisogno di sapere costantemente cosa fa quella persona, dove va, chi frequenta, stiamo scivolando dalla semplice e naturale curiosità di stare in contatto alla tendenza ad esercitare un’ invadenza patologica nella sfera personale dell’altro.
Attenzione quindi a quanto stiamo facendo vedere di noi mescolando vita pubblica e privata senza un’ adeguata protezione personale.
Dipendenza. Gli psicologi parlano dell’uso eccessivo di FB come di una vera e propria dipendenza al pari del fumare o del bere. È quello che viene definito ‘Information Deprivation Disorder’ ed è un nuovo disturbo psicologico che ingenera nelle forme più serie agitazione, ansia, depressione, senso di irrequietezza e isolamento da un contesto reale, a favore di una comunicazione virtuale portata avanti e accresciuta per mezzo dei social network. I dipendenti da FB mostrano una capacità di scelta limitata proprio come un’ alcolista che cerca esclusivamente la bottiglia per sperimentare e ri sperimentare un provvisorio e pericoloso stato di edonismo.
Da dove viene dunque il bisogno di restare connessi? Questo risponde a due bisogni importanti, quello di appartenenza e quello narcisistico di “essere visti”. Come in ogni cosa occorre misura e buon senso per far si che FB resti un semplice momento di svago piuttosto che un “robot da compagnia” in cui rifugiarsi e da cui dipendere.

tratto dal sito: Visone oggi

Non aggiungo altro .... 

Un grande abbraccio a tutti voi