Chi non ha un profilo Facebook
scagli la prima pietra! Il fenomeno è ormai così dilagante e radicato, si parla
di oltre 850 utenti attivi, che molti forse stentano quasi a ricordare
com’erano le proprie giornate prima dell’avvento del social network più discusso
del nostro tempo.
E se prima dell’epoca “Mark
Zuckerberg” per evadere dalle noie o difficoltà del quotidiano ci affidavamo
alla musica, a un buon libro o ci bastavano due chiacchiere scambiate con un
amico davanti ad una buona tazza di thè, oggi attraverso pochi e facili
passaggi decidiamo di metterci offline da amici, lavoro, famiglia, reali e
online nello spazio virtuale popolato da un elevatissimo flusso di contenuti:
foto, video, post, sempre disponibili, nuovi e perennemente fruibili dagli utenti
della rete.
Ma quali sono i motivi per cui
Facebook ha tanto successo? E soprattutto esistono delle controindicazioni per
l’uso?
Uno studio italiano coordinato da
Giuseppe Riva, docente di Psicologia e Nuove Tecnologie della Comunicazione
all’Università Cattolica di Milano e pubblicato sulla rivista
"Cyberpsychology, Behavior, and Social Networking" ha evidenziato
come a livello psicofisiologico, l’uso di FB induce uno stato di attivazione
fisiologico e di aree neurali cognitive; le pupille si dilatano mentre sul
nostro PC sfogliamo i contenuti del faccialibro creando una condizione
piacevole e di benessere che spiegherebbe la fame di Facebook e l’impulso a
visitarlo più volte al giorno.
Ci "cibiamo" di FB cosi
come della nostra torta preferita: per ritrovare il buon umore. Sembra esserci
dunque del salutare nell’utilizzo di questo strumento: ci da la sensazione di
essere socialmente presenti, di avere molti amici e di poterli addirittura
gestire ma non è tutto ora quel che luccica, i rischi rispetto ad un suo uso
spropositato espongono gli utenti alla possibilità di incorrere in una
condizione di vero e proprio disagio psicologico a volte non facilmente
“diagnosticabile” dai non addetti ai lavori.
Vediamo dunque cosa può accadere
quando navighiamo senza adeguati confini di tempo.
Ansia e distrazione nella vita
reale sono i sintomi più manifesti che espongono al rischio di vere e proprie
forme depressive e di isolamento.
Se ci annoiamo ad una cena
possiamo sempre rifugiarci nel cellulare e stare in relazione virtuale con
altri amici, forse questo può farci sentire momentaneamente al sicuro e
sollevati ma ci allontana da un presente concreto e soprattutto dal fare i
conti con noi stessi, gli altri e le nostre emozioni. Se preferiamo
l’isolamento virtuale rispetto ad un interazione reale chiediamoci il perché.
Restando connessi esorcizziamo la nostra paura più grande: essere soli. Ma
chissà se siamo davvero soli o quanto invece cosi facendo ci stiamo rendendo
tali?
Riduzione dell’autostima e
costruzione di un falso Sé. Nei soggetti con debole autostima, FB da un lato
sembra rappresentare un caldo nido protettivo, evitando i rischi delle
situazioni sociali. FB ci da la possibilità di costruirci una vera e propria
identità da mostrare a chi vogliamo e soprattutto mantenendo le debite distanze
attraverso il monitor del PC. Attraverso il gioco dinamico dell’offline/online
manteniamo un illusione di un contatto altamente difensivo e tenuto sotto
controllo.
Pensiamo ai nostri amici
virtuali, sembrano portare avanti dei personaggi ben precisi attraverso la loro
selezione di foto, stati e link. Ecco cosi che abbiamo: il tipo romantico, il
malinconico, il Don Giovanni, il vincente, la donna delusa o quella arrabbiata,
il silenzioso, l’intellettuale, l’erotico, ecc. Abbiamo bisogno di mostrarci in
un dato modo attraverso la costruzione di un altro sé cibernetico, ahimè,
spesso falso e idealizzato, nell’attesa di ricevere conferme attraverso lo
sperato Mi Piace che se arriva ci rincuora ma se non arriva ci tocca fare i conti
con dubbi e un malessere di natura ansiosa. Inoltre visualizzare le foto e i
commenti degli altri utenti in maniera spasmodica soprattutto negli individui
con scarsa autostima aumenta la possibilità di sviluppare invidia e
risentimento. Le immagini, infatti, hanno un impatto emotivo più forte di un
semplice aggiornamento di status.
Chiudersi nel cyberspazio ci
rende più fragili e impazienti e tendenti al controllo. Si parla di una vera
sorveglianza a distanza chiamata Facebook Surveillance che talvolta può
sfociare in comportamenti da vero stalker. Quando abbiamo bisogno di sapere
costantemente cosa fa quella persona, dove va, chi frequenta, stiamo scivolando
dalla semplice e naturale curiosità di stare in contatto alla tendenza ad
esercitare un’ invadenza patologica nella sfera personale dell’altro.
Attenzione quindi a quanto stiamo
facendo vedere di noi mescolando vita pubblica e privata senza un’ adeguata
protezione personale.
Dipendenza. Gli psicologi parlano
dell’uso eccessivo di FB come di una vera e propria dipendenza al pari del
fumare o del bere. È quello che viene definito ‘Information Deprivation
Disorder’ ed è un nuovo disturbo psicologico che ingenera nelle forme più serie
agitazione, ansia, depressione, senso di irrequietezza e isolamento da un
contesto reale, a favore di una comunicazione virtuale portata avanti e
accresciuta per mezzo dei social network. I dipendenti da FB mostrano una
capacità di scelta limitata proprio come un’ alcolista che cerca esclusivamente
la bottiglia per sperimentare e ri sperimentare un provvisorio e pericoloso
stato di edonismo.
Da dove viene dunque il bisogno
di restare connessi? Questo risponde a due bisogni importanti, quello di
appartenenza e quello narcisistico di “essere visti”. Come in ogni cosa occorre
misura e buon senso per far si che FB resti un semplice momento di svago
piuttosto che un “robot da compagnia” in cui rifugiarsi e da cui dipendere.
tratto dal sito: Visone oggi
Non aggiungo altro ....
Un grande abbraccio a tutti voi