"Scrivo
a voi, figlioli, perché vi
sono stati perdonati i peccati in virtù del suo nome. Scrivo a voi,
padri, perché avete conosciuto Colui che è da principio. Scrivo a voi,
giovani, perché
avete vinto il Maligno. Ho scritto a voi, figlioli, perché avete
conosciuto il Padre. Ho scritto a voi,
padri, perché avete conosciuto colui che è da principio. Ho scritto a
voi,
giovani, perché siete forti e la parola di Dio rimane in voi e avete
vinto il
Maligno. Non amate il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo,
l’amore
del Padre non è in lui; perché tutto quello che è nel mondo – la
concupiscenza
della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita – non
viene
dal Padre, ma viene dal mondo. E il mondo passa con la sua
concupiscenza; ma
chi fa la volontà di Dio rimane in eterno!” (1Gv. 2,12-17)
“Maria e Giuseppe portarono il
bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore. C’era una profetessa, Anna,
figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva
vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova
e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo
Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si
mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la
redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge
del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino
cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.”
(Lc. 2,36-40)
Ieri nel Vangelo abbiamo letto
che Maria e Giuseppe portano Gesù al tempio per la purificazione rituale, cioè
la presentazione di Gesù al tempio, che è un momento della vita di Gesù che
ricordiamo anche nel rosario, nel quarto mistero dei misteri della gioia,
ricordano proprio questo, la presentazione di Gesù al tempio. Ed è una tappa
importante ed è importante anche il cantico di Simeone, perché lo leggiamo
tutte le sere alla compieta. Al mattino abbiamo il Benedictus, ai Vespri il
Magnificat e alla sera abbiamo il cantico di Simeone, non possiamo non
ricordare questa pagina così bella del Vangelo!
Dice Simeone: “Ora puoi lasciare
o Signore che il Tuo servo vada in pace secondo la Tua parola, perché i miei
occhi hanno visto la Tua salvezza preparata da Te davanti a tutti i popoli.
Luce per rivelarTi alle genti e gloria del Tuo popolo Israele.” Simeone riconosce in quel bambino la parola di
Dio, la salvezza, la luce, la gloria, Simeone ha visto e invita ognuno di noi a
vedere.
Il Verbo che si fa carne, la
Parola di Dio che si fa vita. La salvezza perché solo la Sua parola è verità che
salva. Luce perché noi, con Cristo, possiamo uscire dalle nostre tenebre e
gloria perché noi siamo figli di Dio, non siamo schiavi e i figli di Dio sono
liberi, liberi da tutte le cose del mondo, come abbiamo letto nella prima
lettera di Giovanni che ci propone la liturgia di oggi.
“Egli è qui per la caduta e la
risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione”. Per la caduta
degli ipocriti, dei sepolcri imbiancati, e per la risurrezione di chi ha
creduto in Cristo, l’umile, il povero in spirito. Lui è un segno di
contraddizione, quel granellino di sabbia negli ingranaggi di questa società,
unti dall’indifferenza, dal desiderio di potere, dalla mediocrità.
“Anche a te una spada trafiggerà
l’anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Questa spada che
trafigge l’anima, un dolore grande toccherà il cuore di Maria, ma i pensieri di
molti saranno svelati, emergerà la verità, questo dolore sarà consolato perché accompagnerà
molti alla salvezza.
Oppure possiamo vederla in un
altro modo, questa spada che trafigge l’anima e arriva fino alle midolla, come dice
San Paolo, è la parola di Dio e questa Parola portata da Gesù trafigge l’anima.
“Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a
doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello
spirito, fino alle giunture e alle midolla,
e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore” (Eb. 4,10). È una parola che
entra in noi, che ci colpisce e svela i pensieri dei cuori. Se la parola del
Signore entra in me, ciò che è nel mio cuore, mi viene svelato e allora io
posso lavorarci, trasformare i veleni in virtù, accogliere i doni dello Spirito
Santo con i suoi frutti.
Noi siamo figlioli: quando ci
sentiamo figli e riconosciamo Dio come Padre che ci ama e ha perdonato i nostri
peccati in virtù di Cristo. Noi siamo padri: quando accogliamo con misericordia
le persone che incontriamo nella nostra giornata, perché abbiamo conosciuto
Colui che è da principio. Solo se ci siamo sentiti figli possiamo essere anche
padri, padri che insegnano che Cristo è Figlio di Dio, Salvatore del mondo e
Salvatore nostro.
Noi siamo giovani: quando non
siamo più bambini nella fede, siamo cresciuti, non beviamo più il latte, ma
mangiamo il cibo solido della Parola, e allora siamo diventati forti e abbiamo
vinto il maligno. Se la parola di Dio rimane in noi, possiamo vincere il male,
allontanare da noi ciò che appartiene al maligno, per dar posto solo all’amore,
l’amore per il Padre.
“Non amate il mondo, né le cose
del mondo, se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”. Giovanni è
chiaro, se siete attaccati alle cose del mondo non può esserci in voi l’amore
del Padre, perché se l’amore per il Padre è misurabile con l’amore che voi
avete per i vostri fratelli, se voi amate il mondo, non sarete mai in grado di
amare i vostri fratelli, perché farete ciò che vi fa comodo, ciò che vi piace, ciò
che è meglio per voi, sarete presi solo dai vostri interessi. Cosa c’è nel
mondo? La concupiscenza della carne, degli occhi, la superbia della vita, però,
il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volontà di Dio, rimane in
eterno.
Anna, una profetessa ha
ottantaquattro anni, ancora dedica la sua vita servendo Dio giorno e notte.
Anche noi siamo chiamati a non allontanarci mai dal tempio, che è il nostro
cuore che ama, il nostro cuore che ha accolto Dio; non allontaniamoci mai da
Lui, né di giorno, né di notte e non ci vergogniamo a parlare di Cristo a
quanti vediamo nel dolore, nella sofferenza, nella disperazione. “il bambino
cresceva e si fortificava pieno di Sapienza e la grazia di Dio era su di Lui”.
Grazie, Signore!