Il ritorno della spiritualità ...
La spiritualità sta ritornando, in modo particolare sotto forma di una
ricerca di saggezza e di senso. È un fenomeno sociale assai recente, ma sta
creando un nuovo panorama «religioso» che va prendendo piede in maniera duratura.
E questo permette di comprendere meglio la nostra epoca, caratterizzata da un
vigoroso ritorno della questione metafisica: Da dove veniamo? Dove andiamo? A
cosa fare riferimento per tracciare il cammino della nostra esistenza? Il
fallimento dei grandi sistemi ideologici, l’insoddisfazione legata al
materialismo del quotidiano, un certo vuoto della politica incapace di fornire
delle ragioni per l’agire e lo sperare, l’assenza di consenso sulle grandi
questioni etiche: tutto ciò ha scavato un vuoto nel cuore dell’uomo del XXI
secolo, ha liberato uno spazio per la ricerca spirituale, in modo particolare
per quella «mistica».
In questo vuoto si è infilato il meglio e il peggio. Il peggio, con
gli integralismi, i fondamentalismi, le spiritualità di scarto e le «sette» di
qualsiasi provenienza. Il meglio, con il ritorno del sacro, la riscoperta dello
«spazio interiore», delle grandi vie religiose, dei testi mistici e dei libri
sacri di Oriente e di Occidente: dalla Bibbia alla Baghavad Gita, da Mastro
Eckhart agli scritti Sufi. Ne è prova la crescente richiesta editoriale nel
campo della letteratura religiosa e spirituale, anche se la mistica è talvolta
oggetto di una strumentalizzazione commerciale che fa leva su di un mercato in
via di sviluppo.
Verso un «reincantamento» del
mondo?
Un tale assalto all’anima, con il suo scatenarsi di ricerche in tutte
le direzioni, compone un nuovo panorama religioso, allo stesso tempo prolifico
e frammentato. La proliferazione, a volte anarchica, della mistica in una
modernità che si dice disincantata, segna allora forse delle nuove prese di
coscienza: una specie di reincantamento del mondo?
Il fatto è che il ritorno della spiritualità è indissociabile dagli
scricchiolii di una società alla ricerca di un nuovo equilibrio. Il «religioso»
in particolare è disseminato in tutti i settori dell’attività umana e sociale.
Ognuno approfitta dei frammenti sparsi di questo «credere» sregolato per
costruirsi la propria dimora spirituale. Così, contrariamente alle vecchie
analisi sociologiche che abbiamo ereditato, è necessario constatare che la
secolarizzazione non è sinonimo di irreligione. Ma l’insorgenza delle mistiche
alternative continua a situarsi in un «assalto della religione» caratteristico
della fine del XX secolo. Perché non bisogna commettere errori di prospettiva:
la frase «ritorno della spiritualità» si inscrive su di un fondo residuo di
stupide miscredenze di massa, e di una indifferenza carica di disinteresse per
le cose dell’uomo e le cose di Dio, e perfino per le cose riguardanti il senso
della vita.
Tuttavia, al cuore stesso di questa indifferenza, in certe occasioni
le domande metafisiche essenziali continuano a sorgere, come richiesta di
senso. In particolare quelle delle vita e della morte, della sofferenza e dell’amore. Sono delle domande che non possono essere rinviate con una semplice
alzatina di spalle di sufficienza. Ora, ogni domanda sul senso della vita è in
germe una domanda religiosa, se non mistica. È proprio là che spesso prende
origine la riscoperta della spiritualità presso l’uomo del XXI° secolo.
Tratto dal libro: “Il XXI secolo o sarà mistico o non sarà” di Jean Vernette
L'autore del testo, Jean Vernette, morto il 16 settembre 2002, sacerdote e studioso delle nuove forme di religiosità, può
legittimamente essere definito uno dei massimi esperti sull'argomento dei
«nuovi movimenti religiosi». È stato responsabile del servizio nazionale
«Pastorale, sètte e nuove credenze» della Conferenza episcopale francese, e in
precedenza era stato direttore nazionale del catecumenato.