giovedì 20 novembre 2014

"il XXI secolo o sarà mistico o non sarà"

Il ritorno della spiritualità ...
La spiritualità sta ritornando, in modo particolare sotto forma di una ricerca di saggezza e di senso. È un fenomeno sociale assai recente, ma sta creando un nuovo panorama «religioso» che va prendendo piede in maniera duratura. E questo permette di comprendere meglio la nostra epoca, caratterizzata da un vigoroso ritorno della questione metafisica: Da dove veniamo? Dove andiamo? A cosa fare riferimento per tracciare il cammino della nostra esistenza? Il fallimento dei grandi sistemi ideologici, l’insoddisfazione legata al materialismo del quotidiano, un certo vuoto della politica incapace di fornire delle ragioni per l’agire e lo sperare, l’assenza di consenso sulle grandi questioni etiche: tutto ciò ha scavato un vuoto nel cuore dell’uomo del XXI secolo, ha liberato uno spazio per la ricerca spirituale, in modo particolare per quella «mistica».
In questo vuoto si è infilato il meglio e il peggio. Il peggio, con gli integralismi, i fondamentalismi, le spiritualità di scarto e le «sette» di qualsiasi provenienza. Il meglio, con il ritorno del sacro, la riscoperta dello «spazio interiore», delle grandi vie religiose, dei testi mistici e dei libri sacri di Oriente e di Occidente: dalla Bibbia alla Baghavad Gita, da Mastro Eckhart agli scritti Sufi. Ne è prova la crescente richiesta editoriale nel campo della letteratura religiosa e spirituale, anche se la mistica è talvolta oggetto di una strumentalizzazione commerciale che fa leva su di un mercato in via di sviluppo.

Verso un «reincantamento» del mondo?
Un tale assalto all’anima, con il suo scatenarsi di ricerche in tutte le direzioni, compone un nuovo panorama religioso, allo stesso tempo prolifico e frammentato. La proliferazione, a volte anarchica, della mistica in una modernità che si dice disincantata, segna allora forse delle nuove prese di coscienza: una specie di reincantamento del mondo?
Il fatto è che il ritorno della spiritualità è indissociabile dagli scricchiolii di una società alla ricerca di un nuovo equilibrio. Il «religioso» in particolare è disseminato in tutti i settori dell’attività umana e sociale. Ognuno approfitta dei frammenti sparsi di questo «credere» sregolato per costruirsi la propria dimora spirituale. Così, contrariamente alle vecchie analisi sociologiche che abbiamo ereditato, è necessario constatare che la secolarizzazione non è sinonimo di irreligione. Ma l’insorgenza delle mistiche alternative continua a situarsi in un «assalto della religione» caratteristico della fine del XX secolo. Perché non bisogna commettere errori di prospettiva: la frase «ritorno della spiritualità» si inscrive su di un fondo residuo di stupide miscredenze di massa, e di una indifferenza carica di disinteresse per le cose dell’uomo e le cose di Dio, e perfino per le cose riguardanti il senso della vita.
Tuttavia, al cuore stesso di questa indifferenza, in certe occasioni le domande metafisiche essenziali continuano a sorgere, come richiesta di senso. In particolare quelle delle vita e della morte, della sofferenza e dell’amore. Sono delle domande che non possono essere rinviate con una semplice alzatina di spalle di sufficienza. Ora, ogni domanda sul senso della vita è in germe una domanda religiosa, se non mistica. È proprio là che spesso prende origine la riscoperta della spiritualità presso l’uomo del XXI° secolo.

Tratto dal libro: “Il XXI secolo o sarà mistico o non sarà” di Jean Vernette
L'autore del testo, Jean Vernette, morto il 16 settembre 2002, sacerdote e studioso delle nuove forme di religiosità, può legittimamente essere definito uno dei massimi esperti sull'argomento dei «nuovi movimenti religiosi». È stato responsabile del servizio nazionale «Pastorale, sètte e nuove credenze» della Conferenza episcopale francese, e in precedenza era stato direttore nazionale del catecumenato.