"Qui conviene
riflettere sul concetto di corpo. Che cos’è il corpo? Noi abbiamo un corpo o
siamo corpo? Siamo un po’ tutti cresciuti con la convinzione che in ciascuno di
noi esiste l’anima ed esiste il corpo. Ciò è vero. Ma la domanda è: in
che rapporto stanno? L’anima non si vede, l’anima ha a che fare con tutto ciò
che succede interiormente. L’anima ha a che fare con il pensiero, ha a che fare
con il desiderio, ha a che fare con la sensibilità, ha a che fare con la
capacità di percepire il mistero di Dio, ha a che fare con la capacità di
intuire che cosa gli altri provano, però poi l’esperienza ci insegna che
l’anima non agisce mai da sola, agisce sempre attraverso il corpo. Quando io mi
commuovo perché vedo una persona che sta soffrendo, cosa mi succede? Perché mi
succede? In che modo mi succede? Succede perché vedo che questa persona sta
piangendo, vedo delle lacrime. Vedo attraverso gli occhi e gli occhi sono parte
integrante del mio corpo. Quando la Scrittura parla del corpo, prende prima di
tutti i cinque sensi, non i nervi, i muscoli, ma i cinque sensi quindi, gli
occhi, la lingua, l’orecchio, le mani, cioè quella realtà di me stesso che mi
consente di vedere, che mi consente di ascoltare, che mi consente di parlare,
che mi consente di toccare e di muovermi. Questo è il corpo, il corpo dunque è
quella dimensione imprescindibile del soggetto umano che ha una sua segreta
dimensione interiore costitutiva, che permette a questo stesso soggetto
di entrare in rapporto con gli altri. Questo è fondamentale. Per questo
allora io mi commuovo a mia volta quando vedo una persona che piange, perché
vedo e sento, ma sento interiormente. Le reazioni che io provo interiormente
derivano dal fatto che qualcosa di me, permette a me stesso di
relazionarmi con l’altro nella forma dell’ascoltare e così anche del parlare.
Non possiamo concepirci senza il corpo. Infatti, noi non crediamo
nell’immortalità dell’anima, ma crediamo nella resurrezione della carne:
“credo nella resurrezione della carne, nella vita nel mondo che verrà”. Vuol
dire che noi avremo sempre un corpo, o meglio, saremo sempre corpo anche dopo
la nostra morte. S. Paolo ci dice, noi avremo un corpo nuovo, cioè avremo
una realtà grazie alla quale potremo metterci in relazione con gli altri in una
realtà diversa da quella attuale che ci permetterà di vivere le relazioni in
maniera perfetta." (continua la lettura)
Tratto da "Il Girasole" n.5 pag. 12: "L'essenza e la forma della vita redenta" di Mons. Pierantonio Tremolada (conferenza tenuta il 12 ottobre 2013 nella nostra Comunità San Giovanni Battista)
Un caro abbraccio.