giovedì 23 gennaio 2014

Silenzio




Condivido con voi questa lettura di Madre Anna Maria Cànopi:

"Affascinato da Dio e ferito dalla nostalgia di vedere svelatamente il suo volto, l’uomo che vive nella fede sente urgere dentro di sé un’imprescindibile esigenza di silenzio.

Elemento fondamentale per una profonda vita interiore, il silenzio non è riducibile a semplice “ascesi”; esso è innanzitutto un mistero di grazia che attinge la sua motivazione in Dio, nel desiderio di entrare in comunione con lui e di rimanere in adorazione alla sua presenza.


Il silenzio è forse il modo più consono alla creatura umana per comunicare con il suo Creatore. Silenzio, infatti, significa anche umiltà e gratitudine, consapevolezza della propria piccolezza e stupore nello scoprirsi amati con predilezione da Dio.

E’ questo il motivo per cui l’uomo più avanza nel cammino spirituale, lasciandosi plasmare dallo Spirito Santo, più si riveste di silenzio. Il mistico fa del silenzio la sua dimora, il luogo, lo spazio spirituale in cui incontrarsi con Dio e conoscere sempre meglio la sua volontà, in modo che il suo sentire e il suo pensare possano coincidere con lo stesso sentire e pensare di Dio.

Un tale silenzio ovviamente non è naturale: richiede un’assidua educazione. I grandi maestri di vita spirituale affermano che per giungere a formarsi un animo silenzioso è bene non solo astenersi sempre dai discorsi vani o addirittura cattivi, ma anche talora rinunziare a parlare di cose buone ed edificanti, per amore di colui che è la Parola di vita.

Possiamo accorgerci se amiamo il silenzio e se lo cerchiamo davvero dallo zelo che abbiamo per coltivarlo, custodirlo e difenderlo dai molteplici ostacoli esterni e interni che lo insidiano. Il silenzio, infatti, non è rotto soltanto dalle parole che risuonano sulle nostre labbra o dai rumori del mondo circostante, ma soprattutto dall’immaginazione, dalle fantasie, dai sentimenti turbolenti e dai vani pensieri. Esso viene soprattutto sciupato dai discorsi orgogliosi del nostro “io” che si erge e usurpa il posto di Dio. Questi non solo fanno rumore dentro di noi, ma ci fanno agire con presunzione e prepotenza verso gli altri,ai quali non sappiamo dare spazio, poiché il nostro “io” si impone su tutti, vuole sempre essere ascoltato, ma non sa ascoltare gli altri. Per custodire il silenzio, dunque, occorre vigilare molto attentamente e coltivare l’umiltà. Ciò non è possibile se non pregando e meditando nel cuore la parola di Dio, sull’esempio della Vergine Maria che fu una creatura tutta silenzio e ascolto, perché umile e obbediente, totalmente attenta a Dio. Maria non aveva parole da dire né su se stessa, né su altri o sugli eventi. Per lei l’amore per il silenzio coincideva con l’amore per la volontà di Dio e per la sua Parola, con l’amore per il servizio nel nascondimento. E’ questo l’autentico silenzio che porta con sé pace, serenità, calma, equilibrio, compostezza, ordine in tutto l’essere e, di conseguenza, fiducioso abbandono a Dio.

Senza amore per il silenzio che fortifica l’animo, la vita di fede vacilla e viene meno appena incontra una difficoltà. Nel momento della prova occorre saper abbracciare – come suggerisce S. Benedetto – “la pazienza con maturo e consapevole silenzio interiore” (RB 7,35), altrimenti non si riesce a porre un argine alle acque tempestose del dubbio,e quando l’animo è agitato più facilmente si lascia portare lontano dai pascoli del Signore. In tale situazione accade spesso che ci si getti a capofitto nell’attività esteriore, quasi per riempire il vuoto e rimuovere le difficoltà interiori. Così facendo, però, anche l’azione rischia di non essere più autentico slancio oblativo, bensì ricerca di sé, di gratitudine e di autoaffermazione. E’ perciò necessaria molta vigilanza per smascherare queste ambiguità della coscienza e lasciarsi guidare dallo Spirito Santo che è dato agli umili e ai puri di cuore. Si potrebbe dire che un uomo vale tanto quanto il suo “peso” di silenzio, ossia in proporzione all’intensità del suo essere tutto rivolto a Dio, in un silenzio che è spazio di accoglienza dell’unica divina Parola generatrice di vita.

Ecco come Dietrich Bonhoeffer esprimeva le motivazioni del silenzio raccomandato a ogni cristiano che voglia crescere nella vita spirituale: “facciamo silenzio prima di ascoltare la parola, perché i nostri pensieri sono già rivolti verso la parola (…). Facciamo silenzio dopo l’ascolto della Parola, perché questa ci parla ancora, vive e dimora in noi. Facciamo silenzio la mattina presto, perché Dio deve avere la prima Parola, e facciamo silenzio prima di coricarci perché l’ultima Parola appartiene a Dio. facciamo silenzio solo per amore della Parola”.  Realtà costitutiva dell’uomo, il silenzio è, per così dire, un dono che Dio ha immesso nell’uomo e nel cosmo come traccia della sua stessa presenza. Potremmo dire che il silenzio è Dio presente a noi; è Dio in noi; è l’Ineffabile in noi, è l’Essere che si esprime con l’essere semplicemente quello che è. Ma queste sono ancora parole che rischiano di sciupare una realtà che si può intuire, gustare e godere attraverso l’esperienza. L’esperienza del silenzio, infatti, coincide con l’esperienza della presenza di Dio. (tratto dal libro “Silenzio”, A.M. Cànopi - Itinerari EDB)