sabato 4 gennaio 2014

Essere strumento ....

Nel Vangelo di oggi (Gv. 1,35-42) ci soffermiamo su un passaggio: "Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro."

Per gli ebrei il nome di una persona era molto significativo, racchiudeva un contenuto religioso: Gesù in quel momento "fissando lo sguardo su di lui" comprese che Simone sarebbe diventato la pietra sulla quale avrebbe edificato la Sua Chiesa.

Il fissare lo sguardo di Cristo è perchè Lui desidera vedere tutta la nostra bellezza, le nostre capacità, i talenti e il Suo desiderio è che anche noi li conosciamo e ci lasciamo accompagnare da Lui come strumenti nelle Sue mani.

Il fatto è che noi abbiamo paura di guardarLo e di lasciarci guardare da Lui, abbiamo timore che Lui ci sveli il senso del nostro essere qui. In fondo al nostro cuore noi lo sappiamo, ma fuggiamo perchè abbiamo timore.

Cosa significa essere strumento nelle Sue mani? Significa vivere l'Amore vero, vivere mettendo in pratica gli insegnamenti di Gesù, non coltivare solo il proprio "orticello", ma vedere l'altro, fissare lo sguardo su di lui per comprenderne le sofferenze i bisogni, per portare un pò di sollievo e di gioia. 

Noi invece scappiamo, ci siamo rivestiti di indifferenza che è solo un muro costruito per paura di soffrire delle sofferenze dell'altro. Questa è proprio una sciocchezza, come avrebbe detto Gesù: "Stolti e ciechi!" (Mt.23,17)

Più noi pensiamo di scappare dagli altri, di chiudere gli occhi davanti alla miseria e alla sofferenza, più ci ritroviamo soli e sofferenti e non solo, non diamo il nostro contributo per trovare delle soluzioni e così ci togliamo la gioia del dare: "I deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: «Si è più beati nel dare che nel ricevere!»." (At. 20,35)

Concludo condividendo con voi queste belle parole di Madre Teresa di Calcutta: 
"Se qualche volta la nostra povera gen­te è morta di fame, ciò non è avvenuto perché Dio non si è preso cura di loro, ma perché voi ed io non abbiamo dato, per­ché non siamo stati uno strumento di amore nelle sue mani per far giungere lo­ro il pane e il vestito necessario, perché non abbiamo riconosciuto Cristo quand'e­gli è venuto, ancora una volta, misera­mente travestito nei panni dell'uomo af­famato, dell'uomo solo, del bambino sen­za casa e alla ricerca di un tetto. Dal libro "Sorridere a Dio"

Un caro abbraccio a tutti voi e grazie di cuore per l'affetto che sempre mi mostrate.